SERGIO GIOLI
Editoriale

La tassa sulla vecchiaia

Si tratta di una proposta avanzata dall'assessora regionale dell'Emilia-Romagna Isabella Conti, benché lei stessa, dopo un paio di giorni di incredule reazioni trasversali, abbia infine specificato che, per carità, si tratta solo di una suggestione

L'ultima stravaganza in fatto di tasse è la tassa sulla vecchiaia. Si tratta di una proposta avanzata dall'assessora regionale dell'Emilia-Romagna Isabella Conti, benché lei stessa, dopo un paio di giorni di incredule reazioni trasversali, abbia infine specificato che, per carità, si tratta solo di una suggestione. A seguire, il presidente de Pascale ha sepolto la faccenda: non si farà. Comunque, poiché l'idea ha incontrato anche diversi favori (l'assessore alla Sanità Fabi, il Forum del Terzo Settore, una parte dell'Anci) è bene, prima di confutarla, riassumerla. L'idea è questa: per risolvere il problema dell'assistenza agli anziani non autosufficienti, basta chiedere un contributo a tutti gli over 65, dai 200 ai 600 euro l'anno, parametrato all'Isee, offrendo in cambio servizi. ''In questo modo _ spiega Conti _ assicuriamo loro che non dovranno più cercare una badante, penseremo a tutto noi, dalle strutture residenziali ai condomini solidali''. L'uovo di Colombo? Purtroppo Conti trascura un piccolo particolare, una cosuccia da nulla che una qualche rilevanza dovrebbe pur averla: gli over 65 le tasse le pagano già e le hanno pagate per tutta la vita proprio per avere, raggiunta la vecchiaia, i servizi di cui l'assessora parla. Altrimenti le tasse che le paghiamo a fare? Oppure vogliamo dire che ognuno deve pagarsi le sue? Con la stessa logica, si potrebbero sovratassare le coppie under 40 per costruire nuovi asili e nuove scuole destinati ai loro figli. E perché non istituire una tassa speciale per i cittadini che fanno sport, visto che per loro vengono costruiti impianti e piscine? In tempo di corsa al riarmo, si potrebbe inoltre chiedere un contributo ai militari, che quelle armi dovranno usare. E così via. Paradossi, certo. Visto che le tasse, da che mondo è mondo, sono il fondamento del patto sociale che sottende la nascita e la sopravvivenza di uno Stato: tutti partecipano in egual misura, in base ai propri averi, ai bisogni della collettività. Detto in parole semplici: vecchi e giovani, sani e malati, autosufficienti e non, siamo tutti sulla stessa barca. Oppure non siamo affatto.