Editoriale

La verità per Franco

Franco Bertolucci, 56 anni, bolognese, è morto dopo essere stato investito da un’auto pirata all’alba. Era in sella alla sua bicicletta, in una strada della prima periferia di Bologna. E’ rimasto in coma per 18 giorni. Ora la sorella chiede: «Aiutateci a trovare chi l’ha investito». L'appello è stato lanciato dal Carlino. Franco aveva qualcosa di speciale per molti bolognesi. Come raccontano i familiari, era un malato psichiatrico, però era molto tranquillo e benvoluto. Frequentava i giardini della città e moltissimi bar, chiedeva qualche moneta per le sigarette e soprattutto gli piaceva parlare. Scriveva su dei foglietti i suoi pensieri, li condivideva con le persone che incontrava ogni giorno e con le quali, in maniera diversa, aveva legato. Franco era una parte della città, perché la sua presenza in un certo senso ti faceva sentire a casa, nella tua quotidianità, nella tua vita di tutti i giorni, perché salutarlo, parlarci, condividere due parole con lui, era un pezzettino della giornata. In tanti si sono chiesti dove fosse finito, perché Franco non scompariva mai dalle sue strade per più di qualche giorno. E solo dopo l’appello della sorella tutti hanno saputo quale era stata la sua fine. Per questo la ricerca di questo ignobile pirata va rafforzata, perché è inumano investire qualcuno e scappare. Perché forse se fosse stato soccorso subito, Franco ora sarebbe vivo. Ferito, certo, ma pronto prima o poi a ritornare in mezzo al suo mondo. Fatto di sorrisi e di parole e di sguardi che volevano dire tante cose. «La sua morte ha lasciato tanta tristezza», dicono i parenti. Vero. Ecco perché adesso occorre sapere la verità. E punire chi ha commesso questo omicidio.