Mentre nel mondo si cerca di incentivare l’uso dei mezzi pubblici di trasporto (vedi Francia, ad esempio) a Bologna si sta facendo il contrario: non solo la città è affogata nel traffico a causa di cantieri grandi e piccoli, ma ora il Comune ha deciso di alzare il prezzo dei biglietti per il bus. D’accordo, l’inflazione galoppa e dal governo di Roma non arrivano soldi (così spiegano sindaco e assessori) però passare da 1,50 a 2,30 euro per la corsa singola è molto di più di un adeguamento al costo della vita. Aumento sensibile anche per il City pass (10 corse) da 14 a 19 euro, mentre gli abbonamenti hanno un adeguamento più leggero di 10 euro per gli annuali e di 3 per i mensili. ‘Più viaggi, meno paghi’ è lo slogan – non chiarissimo a dire il vero perché non si capisce come si può risparmiare – del primo cittadino Matteo Lepore che accusa il governo di aver tagliato le risorse per il fondo nazionale dei trasporti e che spiega che ‘non può metterci altri soldi’. La promessa è che fino al 2028 non ci saranno altri ritocchi (che fortuna…) e che il biglietto sarà valido anche per il tram (se entrerà in funzione prima del 2028). Insomma, ora prima di prendere il bus a Bologna bisognerà pensarci più di una volta, non solo perché forse il servizio non è all’altezza del prezzo ma anche per fare un favore al proprio portafoglio. Certo, il Comune risparmierà e i bilanci dell’azienda di trasporto pubblico sorrideranno, ma sarà così per il traffico e per la vivibilità della città? Nessuno ci crede. Le persone si possono spingere a non usare l’auto se hanno alternative di mobilità semplici e a buon mercato. A Bologna purtroppo ci sarà tutto quanto non dovrebbe esserci: un trasporto pubblico inadeguato, i biglietti cari e un traffico caotico. Bisognava pensarci vent’anni fa. Non è stato fatto e ora programmare non sarà facile. E a rimetterci come sempre sono i cittadini.
EditorialeL’autobus per ricchi