Editoriale

L’ennesima aggressione e il personale da tutelare

Un uomo entra in un pronto soccorso. Chiede un bicchiere d’acqua. Ma, dice, “non è abbastanza fredda”. Allora si altera e, all’arrivo della guardia giurata, colpisce quest’ultima con una testata. Naso rotto e venti giorni di prognosi. L’ennesima aggressione in una struttura sanitaria, ieri al Pronto soccorso dell’Ospedale Sant’Orsola di Bologna, una delle eccellenze del territorio emiliano-romagnolo, colpisce. Un po’ perché arriva il giorno dopo la notizia dell’infermiera di Pisa ridotta in fin di vita, a sprangate, da un suo paziente. Un po’ perché, davvero, questi episodi si ripetono con frequenza sempre più inquietante. L’Ausl, solo a Bologna, in un anno ha rilevato 273 casi, gli ultimi meno di un mese fa: in gran parte si tratta di aggressioni verbali, ma in alcune decine di casi si è passati dalle parole ai fatti. Bene i posti di polizia e di controllo interni alle strutture, ma evidentemente non basta: il personale sanitario o che comunque lavora in un ambito così delicato, rappresenta una categoria da tutelare il più possibile. Ne va della salute di tutti.