L’hanno capita: con i muscoli si perde tutti

Prove di accordo unitario

L'editoriale di Michele Brambilla

L'editoriale di Michele Brambilla

Sembra – e sottolineo “sembra” perché in questi frangenti i politici dicono una cosa per farne intendere un’altra: si mandano insomma messaggi in codice, e noi cittadini non capiamo nulla – sembra, dicevo, che destra e sinistra abbiano cominciato a parlarsi per scegliere insieme – e anche qui, sottolineo “insieme” – il nome del nuovo presidente della Repubblica. In particolare si temeva l’atteggiamento del centrodestra, che da settimane sosteneva di aver diritto a un “proprio” presidente: ma ieri Matteo Salvini ha incontrato Mario Draghi, Enrico Letta e Giuseppe Conte, e a quanto pare il clima è buono.

Tanto che non s’era mai visto un comunicato congiunto di Pd e Lega, oltretutto per annunciare con soddisfazione l’avvio di un dialogo sereno e costruttivo. Vedremo se si arriverà presto a chiudere su un nome unitario (ieri pareva fatta per Draghi, poi però bisogna trovare un accordo anche sul governo), ma in ogni caso una cosa pare certa: tutti quanti hanno rinunciato a mostrare i muscoli.

È davvero una buona notizia. Fino a ieri mattina, il centrodestra pareva rigido. Giorgia Meloni aveva candidato l’ex magistrato Carlo Nordio, che la sinistra non voterebbe mai, così come la destra mai voterebbe Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio. E Antonio Tajani, il coordinatore di Forza Italia, in mattinata aveva detto due cose. La prima è che non è ammissibile porre veti su un presidente di centrodestra: sarebbe anticostituzionale. La seconda è: il presidente tocca a noi perché siamo maggioranza nel Paese. Sulla prima cosa, il discorso di Tajani è ineccepibile. Sulla seconda, non ci siamo. Il centrodestra sarà anche maggioranza nei sondaggi, ma non lo è in parlamento (altrimenti sarebbe al governo da solo) e i numeri per farsi un “suo” presidente non li ha (altrimenti Berlusconi non si sarebbe ritirato).

Dovrebbe quindi accontentarsi della grande occasione che ha: eleggere, insieme con il centrosinistra, un presidente comunque più vicino al centrodestra rispetto a Napolitano e a Mattarella. Nomi condivisi ce ne sono: oltre a Draghi, c’è Casini, uomo che unisce e che rappresenta la centralità del parlamento. Anche Salvini ha una grande occasione personale: quella – uscito di scena Berlusconi – di dare le carte e, trovando un accordo con il centrosinistra, diventare un leader vero. Sbagliò i candidati sindaci, tre mesi fa: ora non deve sbagliare sul Colle.