GILBERTO DONDI
Editoriale
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L’importanza dell’unità

Se c’è una cosa che i familiari delle vittime della Uno Bianca non devono fare è dividersi. Il loro compito, infatti, è troppo importante e gravoso per svolgerlo senza una totale unità di intenti. Perciò quello che è successo in questi giorni lascia francamente perplessi e la speranza è che tutto rientri al più presto. Piccolo riassunto: sabato alla commemorazione della strage del Pilastro, dove 34 anni fa tre giovani carabinieri furono uccisi dai fratelli Savi, non era presente Rosanna Zecchi, l’ex presidente dell’associazione che nei mesi scorsi ha passato il testimone ad Alberto Capolungo dopo 26 anni. «La nuova inchiesta sui Savi? Non c’è nulla di nuovo – ha detto al telefono Zecchi –, per diversi associati sarebbe ora di dire basta. È un supplizio incredibile». Parole pesantissime sul nuovo fascicolo aperto dalla Procura per far luce su eventuali complicità o coperture di cui beneficiarono i Savi. Anche perché quel fascicolo ha subito un impulso decisivo dopo che la stessa associazione ha presentato un articolato esposto. «Sono rimasto sorpreso dalle parole di Rosanna – dice ora Capolungo –, ma capisco la sua stanchezza. Si tratta solo di sensibilità diverse, ma per noi è fondamentale andare fino in fondo nella ricerca della completa verità. Per questo siamo molto fiduciosi sulla nuova inchiesta della Procura». Insomma, Capolungo ha smorzato i toni e teso la mano a Zecchi. Bene così. Non si può sapere, al momento, dove porteranno le nuove indagini. Quello che è certo, fin da adesso, è che indagare con le nuove tecnologie non può danneggiare nessuno. Il danno, semmai, può arrivare da spaccature e divisioni tra i familiari delle vittime. Serve unità per avere più forza. La posta in gioco è troppo alta.