Vorrei segnalare un fatto accaduto alcuni giorni fa. Un signore anziano prima barcolla poi cade in avanti sull'asfalto. Io mi precipito a dargli soccorso ma da sola non c'è la faccio. Nel giro di un minuto si fermano una ragazza in bici, un'altra (fortunatamente infermiera) una terza ragazza poi fortunatamente un uomo più forzuto. L'infermiera ha subito preso in mano la situazione assistendo fino all'arrivo dell'ambulanza l'infortunato. Tutta questa partecipazione di giovani mi ha fatto pensare che non tutto è perduto.
Raffaella Canè
Risponde Beppe Boni
In una società sempre più affollata di piazze web, app, social, ma sostanzialmente sempre più isolata nei rapporti, la notizia di un signore soccorso per strada da più persone, in parte giovani, ci ricorda che la solidarietà dei singoli esiste ancora. Per carità lo slancio solidale c'è eccome. Basta vedere cosa è successo con l'alluvione dove gli "angeli del fango", giovani e meno giovani, si sono dati da fare con badili e secchi ovunque per ripulire strade, case, magazzini. Lo slancio collettivo nei casi di emergenza è una certezza. L'isolamento dei singoli invece è più diffuso di quanto si creda. Quante volte sentiamo raccontare che in un condominio affollato capita che con alcune persone ci si scambi solo uno sbrigativo cenno di saluto anziché un sorriso e una parola? Molti, (troppi) giovanissimi pensano di avere una finestra aperta sul mondo perché chattano senza sosta e poi si isolano con la testa affondata nelle cuffiette ascoltando musica mentre camminano per strada. Tante altre volte la cronaca riferisce di persone aggredite in mezzo alla gente senza che nessuno intervenga o di qualche anziano che si muove incerto nel traffico avvolto dalla distrazione generale. Il piccolo grande gesto di quattro persone che si precipitano a dare soccorso ad un signore colto da affanno è una bella notizia. A volte l'impresa eccezionale è essere normale. Lucio Dalla dixit.