La mobilità sanitaria dalle Marche verso altre regioni cresce ancora: lo certifica la Fondazione Gimbe, che nel monitoraggio relativo al 2022 calcola un “saldo negativo moderato pari a 53,7 milioni, in aumento di 15,2 milioni sul 2021”. Per la mobilità sanitaria regionale, dunque, la regione si colloca nella fascia con “saldo negativo moderato” in compagnia di Umbria (-36,6 milioni), Liguria (-74,6 milioni), Basilicata (-80,8 milioni) e Sardegna (-96,3 milioni). Le regioni più virtuose in Italia, sotto questo profilo, sono Lombardia (623,6 milioni di saldo attivo), Emilia-Romagna (525,4 milioni) e Veneto (198,2 milioni). Quanto ai crediti – oltre 124 milioni –, le Marche si collocano in decima posizione in Italia, mentre per i debiti (178.330.444) siamo tredicesimi. E veniamo al “volume dell’erogazione di ricoveri e prestazioni specialistiche da parte di strutture private”: qui le Marche si collocano in decima posizione e le strutture private erogano il 46,1% del valore totale della mobilità sanitaria attiva regionale (la media in Italia è del 54,4%).
La pagella non è da primi della classe: ci salterà su il centrosinistra per attaccare la giunta Acquaroli, ma a sua discolpa questa ribatterà che nel 2022 non era ancora stata approvata la riforma della sanità regionale. Tutto già visto, più o meno. E i problemi restano.