Matteo Ricci, atto primo. E dunque ci siamo. Sabato, il top player del Pd marchigiano scenderà in campo da allenatore-giocatore al fischio d'inizio della partita che i dem si giocheranno per la riconquista della Regione dopo cinque anni di purgatorio sui banchi dell'opposizione. A lui la scena. Nel programma della kermesse di lancio della mobilitazione per le regionali - "Al lavoro per l'alternativa", a Chiaravalle - mister 52mila preferenze sarà il primo sul palco dopo i saluti con la deputata Irene Manzi e la capogruppo in Consiglio regionale, Anna Casini. E non è un caso. Titolo del suo intervento: "Facciamo il punto: i fallimenti della destra nelle Marche". Parlerà (ancora) da candidato in pectore, l'eurodeputato dem, nonostante i maggiorenti del partito all'assemblea regionale gli abbiano già chiesto in coro di candidarsi. L'investitura che voleva, per mostrare compattezza (almeno all'apparenza) all'elettorato e agli avversari. Il Pd lo aspetta, il centrodestra di Acquaroli fa lo spettatore falsamente disinteressato. Ma prima verranno le alleanze. E sarà interessante vedere chi ci sarà in platea, leggi Gian Mario Spacca o qualcuno dei suoi emissari dalle parti di 'Base Popolare'. E i civici, chissà. Chi vivrà, vedrà. Intanto prepariamoci a una campagna elettorale al fulmicotone. Dopo la bufera sull'Atim (per la regia di Ricci), un antipasto se n'è avuto col feroce scontro social tra il Pd e il governatore Acquaroli a proposito della Link University e dei fondi elettorali alla Lega, con tanto di minacce di querela da parte di quest'ultimo. C'è aria di bagarre in una regione contendibile fino all'ultimo voto. E siamo solo al primo atto.
EditorialeMarche, la partita delle regionali