“Dai marchigiani ho imparato a fare bene le cose. Il simbolo di questa regione sono le mani, non importa se sporche di terra o di mastice, le mani sono la nostra forza”. Benedetta Rossi ha ragione, nella metafora delle mani c’è tutto il saper fare (e inventare) di questa terra, che ha tante altre qualità e anche qualche difetto. Sono le parole pronunciate dalla food blogger (che non ha bisogno di presentazioni) mercoledì al teatro della Fortuna, dove le è stato consegnato il Picchio d’Oro, il massimo riconoscimento della regione. Giusto e meritato.
Ma ironia della sorte proprio il giorno prima un altro pezzo del saper fare marchigiano se n’è andato. Nello stabilimento di Vetralla, a Fabriano, è stata spenta per sempre la storica macchina continua F3, la più grande del gruppo Fedrigoni. Dal 1976 non si era mai fermata, lo stop alle 8.07 di martedì dopo l’uscita dell’ultima bobina di carta fotocopie per ufficio, il famoso Fabriano copy 2. Nell’accordo raggiunto con Fedrigoni al Mimit sono stati infatti scongiurati i licenziamenti (sarebbero scattati dal 18 dicembre) con un anno di cassa integrazione straordinaria – ed è un’ottima notizia –, ma il gruppo ha comunque confermato la dismissione di Giano srl, la società attiva nel ramo della produzione di carta per ufficio. E basta pensare alla storia secolare dell’industria cartaria nell’Appennino tra Anconetano e Maceratese per rendersi conto di cosa stiamo parlando. Il nostro saper fare è da difendere.