Editoriale

Le mini case e la legge del telecomando

A Bologna e in altre città come Milano dove c'è un alto tasso di studenti e di lavoratori provenienti dall'esterno si sta estendendo la consuetudine di offrire in affitti appartamenti minuscoli che giudico ai limiti di legge. Si parla di 15 metri quadrati o giù di lì a prezzi esorbitanti. Possibile che ci sia il coraggio da parte delle agenzie immobiliari di mettere sul mercato degli affitti case del genere? Non lo ritengo un atteggiamento degno di una città civile.

Giovanni Cavallini

Risponde Beppe Boni

A Bologna sono stati registrati alcuni casi dove gli appartamenti offerti in affitti sono più adatti ai sette nani ma senza Biancaneve. Poi tutti e sette Pisolo e soci non ci starebbero perché se una casa misura 10 o al massimo 14 metri quadrati lo spazio è tiranno. Giorni fa l'ultimo episodio. Un sito di annunci immobiliari ha pubblicato una vera occasione: un alloggio di 10 metri quadrati in zona Pratello, quindi in centro, a 500 euro mensili. E giù polemiche fino a che l'annuncio non è stato rimosso. E qui non si capisce perché. Se il titolare del sito ritiene che la casa sia regolare dovrebbe infischiarsene delle critiche. Nessuno è obbligato ad accettare l'invito. È la legge del telecomando. C'è un programma spazzatura in tv? Basta cambiare canale. Comunque esistono dei paletti. Dopo la legge ‘Salva Casa’, voluta nel 2024 dal ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, i requisiti dei mini-mini appartamenti sono stati ridotti ad un minimo di 28 metri quadrati per due persone e 20 metri quadrati per una persona. In teoria ci sono alcune deroghe. Esiste la possibilità di affittare anche monolocali da 14 metri quadrati ma dipende a quale titolo abitativo e comunque è necessaria la certificazione di abitabilità. La legge prevede sanzioni da 2 mila a 20 mila euro. Questo conta non tanto la pubblicazione di un annuncio.

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