Quando si smetterà di chiamare biciclette/monopattini quelli che sono a tutti gli effetti dei ciclomotori? Quando uno senza pedalare o spingere coi piedi va a velocità assurde girando una manopola, il mezzo diventa un motorino. Ma quando non si fatica e se il cervello manca, siamo di fronte a dei veri pericoli per gli altri. Per se stessi non mi importa più di tanto. Ma continuiamo pure con ipocrisie e buonismi e tavoli tecnici.
Paolo Belloli
Risponde Beppe Boni
I monopattini elettrici sono diventati il pericolo pubblico numero uno. Sono pericolosi per chi li guida e per il prossimo. Tra i principali rischi per gli utilizzatori si registrano incidenti dovuti a cadute, spesso con conseguenze gravi come fratture e traumi cranici. L’aumento dell’ utilizzo dei monopattini ha portato a un incremento degli incidenti stradali, con un aumento dei feriti e dei decessi. Ecco un piccolo elenco delle cause di sinistri: imprudenza dei conducenti, condizioni stradali non regolari con buche, pavimentazione sconnessa, avvallamenti, velocità eccessiva, soprattutto in zone affollate o in presenza di pedoni (talvolta anche sotto i portici) e mancanza di rispetto delle regole stradali. In molti casi sono un flagello stradale. Secondo l’Onlit (Osservatorio nazionale liberalizzazione e trasporti) il monopattino elettrico è il più pericoloso tra tutti i mezzi, persino della bicicletta. Questo veicolo è certamente utile in città, molto pratico per aggirare il traffico ma va guidato con la stessa attenzione di un ciclomotore o di un’automobile. Il nuovo codice della strada ha introdotto regole più severe per i monopattini, ma quasi sempre disattese. Eccole: obbligo del casco per tutti i conducenti, frecce e freni su entrambe le ruote e l’obbligo di dotare i monopattini di una targa identificativa. Risultato: tutte regole non rispettate nella maggioranza dei casi. Così va il mondo.
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