Niente neve, la montagna va aiutata

La lettera. Risponde Beppe Boni

Beppe Boni

Beppe Boni

Bologna, 6 gennaio 2023 – Il disastro economico che sta provocando la mancanza di neve in Appennino è di proporzioni che mai avremmo potuto immaginare. La mancanza di neve al Corno alle Scale (Bologna) come anche al Monte Cimone (Modena), i due maggiori comprensori appenninici del Nord (ma soffre anche l'Abruzzo), sta mettendo in ginocchio un'intera economia della montagna. Voglio sperare che il nuovo governo si dia da fare per salvare il salvabile. Federico Bonetti Risponde Beppe Boni Già, un vero disastro che non si vedeva da decenni, anche se l'Appennino a volte è soggetto ad innalzamenti della temperatura più che da altre parti. In questi giorni si susseguono a raffica appelli della Regione Emilia Romagna e Marche, Confesercenti, Confcommercio, albergatori, maestri di sci, comprensori che gestiscono gli impianti di risalita. Questa volta non è il solito piagnisteo, queste categorie vanno ascoltate e nei limiti del possibile agevolate. Si fa per l'agricoltura, va fatto anche per l'Appennino perché sono entrambi settori con forte rischio di impresa dovuto al clima. Se non funzionano gli impianti di sci a scalare soffrono alberghi, ristoranti, negozi, bar, servizi. Una rete economica fatta anche di piccoli esercizi che avendo già perso un mese e mezzo di attività rischiano di saltare. Che fare? Il ministro del turismo, Daniela Santanchè, sensibilizzata da più parti ha convocato un incontro al Ministero per la prossima settimana (occhio non bisogna perdere tempo) per trovare, se non una soluzione, almeno una attenuazione della parte economica. Il governo con la finanziaria ha già raschiato il barile per far fronte al nodo del fronte energetico, ma un aiuto alla montagna va trovato. In ogni caso gli operatori turistici devono anche cambiare prospettiva. Bisogna trovare nuove occasioni, eventi, accoglienza rinnovata negli hotel per attirare turisti anche in inverno. Le strade sono il benessere, il wellness, i tour gastronomici. Non è qui la soluzione di tutti i mali, ma è una strada di legittima difesa necessaria. Poi c'è la burocrazia. Troppe volte i Comuni ragionano in modo ideologico o bendati dalle formalità e quando si tratta di rinnovare una struttura ricettiva o di ammodernamento degli impianti di sci e dei rifugi mettono i bastoni fra le ruote al privato che investe. Non c'è spazio qui per gli esempi concreti che purtroppo non mancano. beppe.boni@ilcarlino.net voce.lettori@ilcarlino.net