Editoriale

Occupare una scuola è un reato

Bologna, 30 marzo 2023 – Leggo sul Carlino che, oltre all'istituto Minghetti, sono stati occupati a sempre Bologna anche i licei Sabin e Copernico. Mi chiedo con quale diritto vengono eseguite queste azioni di violenza che impediscono alla maggior parte degli studenti e agli insegnanti il regolare svolgimento delle lezioni? C’è una legge, una norma che salvaguarda e tutela questi facinorosi oppure è pura prepotenza che può essere debellata dalle forze dell’ordine?

Andrea Baldini Risponde Beppe Boni

Ci chiediamo quindi se occupare una scuola contempla un reato. Secondo la legge italiana sì, è un reato ed è disciplinato dall'art. 633 del codice penale, ovvero "invasione arbitraria di immobile", e la pena può arrivare fino alla reclusione di due anni. Però, tranne in casi estremi, si chiude sempre un occhio e si evita di far scattare la denuncia se non in frangenti particolari e se l'occupazione si protrae oltre un limite accettabile. Inoltre la giurisprudenza corrente è orientata in senso negativo poiché in generale il giudice non ravvisa il dolo specifico previsto dalla norma. La motivazione si fonda sul fatto che il fine di tali manifestazioni è "individuato esclusivamente nel fare pressione alla controparte per l'accoglimento delle proprie istanze". Quindi formalmente occupare una scuola o una facoltà universitaria può costituire reato, ma l'interpretazione della legge dipende molto anche dal singolo giudice. Le occupazioni ci sono sempre state in tutte le epoche e fanno parte dei riti scolastici sospesi spesso a metà fra le rivendicazioni e gli show folkloristici. Quindi fino a un certo punto si lascia correre. E diciamo che l'elasticità a volte serve per stemperare la tensione. Però quando il folklore supera il limite del buonsenso allora niente perdono per nessuno. Nelle settimane scorse altre occupazioni si sono risolte con vandalismi, furti, danneggiamenti. E se le occupazioni pacifiche in fondo si possono tollerare (se brevi), le violenze no. E qui vale la regola (senza sconti): chi rompe paga. In tutti i sensi.

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