Si parla molto di fatti incresciosi tra personale ospedaliero e pazienti, io non credo che venga insultato o picchiato chi si rivolge a te in modo educato e comprensivo di certi momenti della vita. Chi ti spiega educatamente anche il motivo di un ritardo della visita o della prestazione del pronto soccorso.
Potrei raccontare tanti episodi di supponenza o disinformazione che a volte esasperano chi avrebbe invece bisogno di comprensione. Certo non giustificano nessun tipo di aggressione ma forse servirebbero di più di pulsanti di allarme rosso…
Roberto Ronchi
Risponde Beppe Boni
Nei locali del Pronto soccorso, ma a volte anche nei reparti degli ospedali possono crearsi situazione di tensione tra utenti e sanitari. Lo stress, l’affollamento, la mancanza di personale e l’eccessivo carico di lavoro, i momenti di emergenza possono generare episodi di maleducazione da parte degli addetti ai lavori, ma si tratta di una minoranza di episodi. Per carità non giustificabili perché chi accetta un certo mestiere deve mettere in conto pazienza ed educazione. Di solito però prevale la gentilezza.
Una reazione violenta, anche solo verbale, da parte degli utenti è comunque sempre inaccettabile. Esistono canali appositi per segnalare episodi sconvenienti. Come sottolineato più volte anche in questo spazio le aggressioni sono frequenti e quindi servono più sorveglianza privata, che consente di fermare sul nascere discussioni che possono degenerare, e più telecamere. Una linea questa già in crescita nei presidi sanitari.
Negli ospedali c’è necessità di maggiore sicurezza, punto e basta. Bene quindi anche l’iniziativa del Pulsante rosso varata la scorsa settimana dal questore di Bologna Antonio Sbordone, un sistema d’allarme degli ospedali collegato direttamente con la questura. Diciotto pulsanti sono già stati installati all’ospedale Maggiore, altri ne sono previsti al Rizzoli e al S. Orsola. In questo modo la polizia può intervenire in pochi minuti. É una buona idea da esportare.