Sergio Gioli
Editoriale
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Pacifisti maneschi

Strani pacifisti, gli antagonisti bolognesi, sempre pronti a menare le mani. Domenica scorsa hanno dato vita al consueto show, andando a cercare lo scontro fisico con le forze dell'ordine, schierate a difesa della manifestazione pro Europa dei sindaci Pd. Secondo i pacifisti-maneschi, quella manifestazione era un inno alla guerra.

E questa è un'altra stranezza, perché nella manifestazione di Bologna (come in quella romana che l'ha preceduta) di guerresco non c'era proprio nulla. Non c'era nulla neanche di non guerresco, per la verità. Dovendo rispecchiare l'incomprensibile posizione del Pd, la piattaforma era talmente annacquata da risultare fumosa. Viva l'Europa, certo. Ma quale Europa? Quella che ha deciso di difendersi in armi da eventuali aggressioni? Bè, forse sì, ma forse anche no, dipende...

Viva la pace, certo. Ma quale pace? Quella dei vinti e dei sottomessi che si vuole imporre all'Ucraina? Bè, forse sì, ma forse anche no, dipende... Viva la Costituzione, certo. Ma quale Costituzione? Quella della prima parte dell'articolo 11, che dice che l'Italia ripudia la guerra, o quella della seconda parte dello stesso articolo, che dice che l'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa e non, ovviamente, come strumento di difesa? Bè, forse sì, ma forse anche no, dipende...

Comunque, tornando ai pacifisti-maneschi, il copione si ripete. Ogni volta scendono in piazza bellicosi, schierandosi sistematicamente da una parte sola: quella anti occidentale. Sono anti americani, anti europei, anti italiani, anti sionisti, anti cristiani. E, di conseguenza, sono filo russi, filo cinesi, filo iraniani, filo islamici.

Sono quelli che Alessandro Campi ha definito sul Messaggero ''pacifisti strabici''. Sul banco degli imputati, scrive Campi, mettono sempre il loro mondo piuttosto che i suoi nemici. Perché accade? Perché del loro mondo non hanno mai condiviso le fondamenta democratiche e liberali. Sono il frutto guasto di decenni di indottrinamento rivoluzionario, social comunista e terzomondista di cui la sinistra porta grande responsabilità e da cui si è solo in parte affrancata. Di certo non se ne sono affrancati loro.