SERGIO GIOLI
Editoriale
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La palude del non fare

Il Passante stradale di Bologna, scandiscono in coro quelli che governano l'Italia, quelli che governano la Regione e quelli che governano la città, è un'opera strategica fon-da-men-ta-le. E già questo basta a sentire puzza di bruciato: mai fidarsi di un politico quando sillaba fon-da-men-ta-le. Però il Passante, oltre che fondamentale, e non per Bologna ma per l'Italia, è anche in buona parte già finanziato, i contratti già firmati e alcune opere propedeutiche sono in fase di realizzazione. Quindi? Ma che domanda. Quindi non si farà. Non è un paradosso, è piuttosto il dramma di un Paese che non sa più uscire dalla palude dove ha infilato i piedi una quarantina d'anni fa, restandone intrappolato. La palude del non fare. La storia del Passante di Bologna è emblematica. Se ne parla dal 2003. Sul tavolo c'erano tre opzioni. La prima: una nuova bretella autostradale a nord della città che avrebbe consentito di decongestionare l'attuale A14 e la tangenziale, che corrono parallele. La seconda: una bretella autostradale a Sud, sotto le colline, che avrebbe collegato A14 e A1 all'altezza di Pontecchio Marconi, tagliando fuori il capoluogo. La terza: un allargamento della sede stradale esistente. L'opzione più funzionale, la prima, fu approvata, finanziata e poi cestinata per il veto di una serie di sindaci (di sinistra) che fecero rimangiare il piano all'amministrazione regionale (di sinistra) di allora. La seconda opzione, più ardita, fu scartata a priori per motivi ambientali e perché a sponsorizzarla era la destra. Così è passata la terza opzione, la peggiore, quella di piccolo cabotaggio. Ma comunque meglio di nulla. Sembrava fatta. Invece sono lievitati i costi, Autostrade ha dato un colpo di freno e ora bisogna trovare un nuovo accordo che soddisfi tutti. Ma la maggioranza (quella di destra) è divisa, perché Fratelli d'Italia rilancia l'opzione passante Sud, che comporterebbe rifare tutto e passerebbero altri vent'anni. E perché il ministro Salvini (uno che costruirebbe parcheggi anche in piazza San Pietro) appare stranamente titubante. La sinistra radicale gongola, perché pensa che sia sbagliato falciare l'erba nei parchi pubblici, figurati costruire strade. La sinistra di governo, giustamente, strepita (anche se, come abbiamo visto, non è affatto esente da colpe). Pensa che il ministro sia in combutta con Autostrade per realizzare opere fon-da-men-ta-li altrove, magari in regioni amministrate dal centrodestra, sacrificando la nostra. E a pensare male si fa peccato ma a volte ci si azzecca. Comunque sia, siamo alla paralisi. Con una postilla doverosa: il ritardo infrastrutturale dell'Italia costa al sistema Paese 77 miliardi l'anno. Per fare il Passante ne servono tre. Quando si dice una classe politica illuminata.