Premessa doverosa: non è successo nulla e non ci sono rischi. Ma quello che è accaduto martedì 27 maggio alle 10.30 nel cuore di Bologna deve servire da lezione. Improvvisamente, chi vive e lavora sotto le Due Torri – simbolo nel mondo della città, transennate perché una delle due, la Garisenda, è più che malandata – ha sentito un appello lanciato in strada da una voce metallica che invitava, senza panico, ad abbandonare velocemente case e uffici. Allerta lanciata due volte (a volume non altissimo, in italiano e in inglese) che ha gettato però lo stesso nel panico diversi cittadini. In pratica, è scattata una delle contromisure in caso di imminente crollo della Garisenda, che da oltre un anno e mezzo è oggetto di studi e verifiche ma sulla quale ancora nessuno ha messo mano. Il primo passo di un piano dettagliato di recente dalla Protezione civile che prevede diversi scenari, dal collasso della torre su sé stessa fino a una caduta verso la gemella Asinelli, con tanto di procedure per allestire zone dove assistere eventuali feriti e così via. Dopo l’annuncio in molti sono scesi in strada senza sapere se fosse la verità o uno scherzo, impossibilitati dal chiedere informazioni (non esiste un numero di emergenza) e in attesa di qualche intervento ufficiale, dai vigili del fuoco alla polizia locale, poi arrivato. Nel frattempo, la paura si è propagata. Chi avesse chiamato in tempo reale (come ha fatto chi scrive) il numero della polizia locale, alla prima telefonata si sarebbe ritrovato con un’attesa di 4 minuti senza risposta, e alla seconda, dopo solo un minuto, una rassicurazione del tipo: ‘Non crolla, non crolla’. Meglio che niente, certo, ma intanto in strada i punti interrogativi restavano.
Come detto, non è successo nulla e non ci sono rischi di crolli, l'annuncio è partito per sbaglio, il Comune si è scusato, però l’affare Garisenda continua a essere gestito con pressapochismo. La lista delle mancanze è sempre la stessa. E parte da lontano. Intanto, fino alla chiusura improvvisa al traffico (di bus, auto, biciclette e pedoni) dell’area attorno alla torre, nell’ottobre del 2023, nessuno in Comune aveva posto seriamente il problema dello stato della Garisenda, ipotizzando un robusto intervento di restauro e cercando le risorse adeguate per farlo. Peccato che non siano solo pietre, ma un pezzo di storia di Bologna. Poi, una volta chiusa non si è capito nel dettaglio quale fosse esattamente il problema. Dopodiché sono partiti mesi di discussione per trovare finanziamenti (chiedendo anche ai privati) ed elaborare un progetto di manutenzione (non ancora iniziato) che dovrebbe concludersi nel 2028. Nel frattempo, la zona si è desertificata, le difficoltà dello stop alla viabilità si sono riversate su altre zone, sono nati problemi di sicurezza per chi vive e lavora lì attorno (oltre ai tanti turisti che vi passeggiano vicino) e non sono state fornite informazioni precise e rassicurazioni. Normale, quindi, che basti un annuncio partito per sbaglio (così si è giustificato il Comune) per gettare la gente nel panico. Normale sì, ma in una situazione di mala gestione. Come questa.