EditorialePantani, la verità vera
Editoriale

Pantani, la verità vera

Fra 15 giorni, 19 anni fa, moriva Parco Pantani. Era il 14 febbraio 2004, destino beffardo. Quattordici febbraio, San Valentino, la festa degli innamorati e lui, il Pirata, che aveva fatto innamorare mezzo mondo pedalando da campione, ha salutato questo mondo in solitudine, sì solo come un cane, in quella stramaledetta cameretta devastata di un hotel di Rimini. Si torna a parlare di lui, si continua a parlare di lui e qualcuno, anche comprensibilmente, comincia a dire: basta, lasciamolo in pace, lasciateci stare, ormai è andata così.

E' andata così, certo: la depressione, la droga, la morte, la fine che cominciò quasi quattro anni prima, 1999, Madonna di Campiglio, lui escluso dal giro d'Italia perché aveva l'ematocrito troppo alto (messaggio per il popolo: si era dopato e che da quella botta, Pantani così forte, così eroe, così orgoglioso ma anche così fragile, non si è mai più ripreso. Sarà andata così, ma tanti non ci credono: la famiglia, i suoi legali. Gli avvocati dei Pantani hanno fatto il giro d'Italia la settimana scorsa a parlare con i procuratori delle Repubbliche che si sono occupati dei vari casi: Trento (per la storia di Madonna di Campiglio); Forlì (per le rivelazioni di Vallanzasca, che svelò in carcere quello che per lui era un segreto di Pulcinella e cioè che avevano fregato Pantani per le scommesse) e Rimini (dove morì).

Sono in corso anche indagini private e chissà dove si arriverà. Non sempre la giustizia terrena, che è fatta di uomini, quindi non infallibili, può arrivare a una verità vera, ma delle certezze noi ci sentiamo di avere. Marco era un campione, vero. E sicuramente qualcosa di strano, forse di losco, è accaduto di sicuro quella mattina del 5 giugno 1999, a Madonna di Campiglio. Stava vincendo in carrozza il Giro d'Italia, tutti sapevano che gli avrebbero controllato il sangue e lui (anche se si fosse davvero dopato) si fa trovare fuori regola come l'ultimo dei polli? Ma dai... Più passa il tempo, più nessuno ci crede.