Editoriale

Più vigilanza e telecamere in ospedale

Le aggressioni nei Pronto soccorso degli ospedali sono sempre più frequenti. Ma a questo proposito faccio una considerazione. È ovvio che tutti gli atti di violenza sono da condannare senza esitazioni ma al Pronto soccorso un minimo di gentilezza e di ascolto da parte di infermieri e medici è proprio impossibile? È una domanda lecita perché io stesso ho svolto la professione di medico per quarant'anni.

Marco De Giorgi

Risponde Beppe Boni

Forse nei momenti più concitati quando la lista d'attesa è lunga e i pazienti e i loro familiari premono che talvolta infermieri o medici usano toni sbrigativi. Comprensibile. Ma in generale la disponibilità nella trincea delle urgenze è sempre apprezzabile. Il problema delle aggressioni verbali e fisiche è un fatto oggettivo e i sanitari chiedono più protezione. Impossibile dare loro torto.

Per proteggere chi lavora al Pronto soccorso, soprattutto di notte, servono una vigilanza massiccia e telecamere ovunque. Al triage spesso arrivano squilibrati, ubriachi, tossicodipendenti, una fauna umana con cui è difficile dialogare. Giorni fa è stata diffusa una recente statistica delle violenze.

I numeri sono drammatici. Si registra un +11,7% rispetto all’anno precedente. I casi sono stati 2.682 nel 2024 rispetto ai 2.401 del 2023. Sono in aumento soprattutto le aggressioni verbali (+12,5%), in leggero calo, ma sempre alte, invece quelle fisiche (-11,9% rispetto al 2023). Il teatro dove questi episodi avvengono con più frequenza sono i reparti di degenza (32,4%), i Pronto soccorso e i servizi di emergenza territoriale, Cau compresi (24,1%), i servizi psichiatrici e delle dipendenze (17,2%) e gli ambulatori (11,7%).

Ovvio che non si può contare solo sulla vigilanza delle forze dell'ordine che su chiamata comunque intervengono. Gli enti sanitari devono attrezzarsi di più e meglio. Non c'è via d'uscita.

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