Rimini perde il suo Paradiso. Resteranno una targa e ad altri ’segni’, a indicare il luogo del mito. E resteranno i tanti, tantissimi ricordi di quella che è stata, parola di Piero Chiambretti, «molto di più di una semplice discoteca». Qui sono passati un po’ tutti: da Maradona a Bettino Craxi, dal principe Alberto di Monaco a Grace Jones, da Adriano Celentano a Vasco Rossi passando per Gianni Versace e Jean Paul Gaultier, Fiorello e Jovanotti, solo per citarne alcuni. Un locale che ha fatto – letteralmente – la storia del divertimento, non solo della Riviera ma dell’Italia intera. Ma da alcune settimane le ruspe sono salite in Paradiso, per cancellare quel passato glorioso. Un destino che era scritto, dopo che il locale, chiuso definitivamente dal 2011, è stato acquistato all’asta (nel 2018) per un milione dalla Filo srl. La società, che è controllata da una fiduciaria ed è amministrata da Gabriele Baschetti, al suo posto realizzerà un grande e moderno centro per la cultura e l’arte. Un luogo che ospiterà eventi, mostre, presentazioni e – forse – anche concerti. Comunque vada, sulla collina di Covignano presto suonerà tutta un’altra musica. Per quanto la demolizione del Paradiso fosse attesa (la Filo ha chiesto e ottenuto a maggio dal Comune di permesso di abbattere l’edificio esistente, danneggiato dai ladri e da anni d’incuria, per realizzare quello nuovo), vedere operai e ruspe all’opera è un po’ come assistere alla fine di un’epoca. Un’epoca che non tornerà più. Il Paradiso è stato, per tanti anni, tra i locali simbolo della Romagna del divertimentificio. Era la Romagna dove le notti non finivano mai. Dove le discoteche come il Paradiso attiravano ogni sera migliaia e migliaia di persone. E di personaggi. Un tempio della notte sorto nel 1957, quando Tina Mirti Fabbri decise di trasformare quella villa di famiglia sulla collina di Covignano in un un dancing. Ma è stato con Gianni Fabbri, il figlio, che il Paradiso è diventato quello che tutti hanno amato. Un locale che fu unico. Fu Fabbri a ’inventarsi’ le cubiste, a organizzare feste memorabili che sono rimaste nella storia. A fare del Paradiso il ’rifugio’ di politici e cantanti, attori e volti noti dello spettacolo. Giulietto Turchini, che di Fabbri fu lo storico braccio destro, diventando il direttore del Paradiso, ricorda come ieri «quella sera di Capodanno in cui Maradona si presentò nel locale con Salvatore Bagni e le mogli. Volevano lasciare le loro pellicce nel guardaroba. Ma era tutto pieno, nel guardaroba non c’era più posto. Maradona si arrabbiò moltissimo, così mi chiamarono per risolvere la situazione. Lo invitai a lasciare le pellicce in ufficio, lui rifiutò e andarono via dal locale...». Il giorno dopo la notizia fece il giro dei giornali: Maradona cacciato dal Paradiso... «E quella volta che Vasco Rossi, assalito dai fan, si era rinchiuso nel bagno delle donne con alcune ragazze?». Altri tempi. Un’altra storia. Dopo che Gianni Fabbri lasciò il locale nel 2001 (il patron morì tre anni dopo), il Paradiso non è stato più lo stesso. Dopo varie gestioni con alterne fortune il locale ha chiuso i battenti, per sempre, nel 2011. Una fine toccata a tante altre discoteche storiche, in Romagna e nel resto d’Italia. Oggi la movida, salvo rare eccezioni, non è più in pista. Si è spostata altrove. Nei bar. Nei locali che organizzano aperitivi con la musica. Sulla spiaggia, in estate. Forse ha ragione Chiambretti, quando dice: «La moda degli aperitivi ha fatto male ai nostri fegati e soprattutto alle discoteche. E oggi probabilmente non c’è più spazio per posti come il Paradiso».
EditorialeQuello sì che era un Paradiso