L'allarme arriva da tutta Italia, non solo dalla Romagna: non si trovano bagnini di salvataggio. Un fenomeno che va avanti da anni e che ora, a poche settimane dall'avvio della stagione balneare, fa gridare all'emergenza. Dati precisi non ce ne sono, anche se alcune ricerche dicono che mancherebbe il 10% di personale per coprire tutte le postazioni sparse sulle coste italiane. Quello che è certo, come denunciato anche dagli addetti ai lavori romagnoli, non è più un'attività attraente, soprattutto per i giovani. E i motivi sono tanti. Intanto perché, rispetto al passato, viene chiesta (giustamente) una preparazione e una formazione maggiore, che richiedono tempo; i bagnini, poi, sono responsabili di quello che accade in mare con ricadute legali e questo scoraggia molti aspiranti; infine per questi lavoratori stagionali ci sono problemi burocratici per accedere alla disoccupazione. Insomma, non si tratta di spine che toccano solo la retribuzione (che non è d'oro, va sottolineato) o lo sfruttamento (che non esiste), ma un mix di fattori che pian piano stanno asciugando dalle spiagge queste importanti e fondamentali figure, considerato che uno stabilimento balneare può aprire solamente se coperto dal servizio, o singolo o ad esempio in cooperativa. E' un problema quindi da affrontare in particolare nelle zone di mare che vivono grazie al turismo, per evitare alla lunga che una difficoltà diventi un problema strutturale e pesante. Intanto, si potrebbe lavorare sugli ammortizzatori sociali e perché no nella ricerca nelle scuole di aspiranti bagnini. D'altra parte, come è sempre successo, un lavoro estivo ben retribuito può aiutare a mantenersi durante gli anni di studio e sicuramente fa esperienza in vista dell'inizio della vera vita professionale.
EditorialeSalviamo i bagnini