Saman, chi non vuole capire il caso di Novellara

Le parole di Letta e dell'Ucoii

Stupiscono e addolorano le parole che il segretario del Pd, Enrico Letta, ha dedicato ieri (su La7, a Coffee Break) al caso di Saman Abbas. Letta ha detto che "le accuse di imbarazzo della sinistra sono false, c’è chi vuol fare speculazione politica", e ha definito quello di Saman "un efferato femminicidio". Anche Nadia Bouzekri, vicepresidente dell’Unione delle comunità islamiche italiane, intervistata dal Corriere della Sera ha definito quello di Saman un femminicidio come tanti: "Qui la religione non c’entra, siamo nell’ambito del femminicidio, molto diffuso anche in Italia". Così si cerca di liquidare la questione: un femminicidio come tanti. Ma non è così. Per almeno tre motivi.

Il primo. I femminicidi "molto diffusi anche in Italia", come dice la Bouzekri, sono in genere opera di uomini che non accettano una separazione, uomini che confondono l’amore con il possesso, uomini violenti, o che diventano violenti. Sono uomini che uccidono le donne. Nel caso di Saman la Procura non contesta l’omicidio a un uomo, ma a un’intera famiglia, perfino alla madre. E cioè: tutto un clan familiare – padre, madre, zio e due cugini – avrebbe concorso ad eliminare una ragazza di diciotto anni che rifiutava un matrimonio combinato, disonorando così l’intera tribù e infrangendo una tradizione. Secondo motivo.

I "femminicidi molto diffusi anche in Italia" sono condannati dalla legge e dalla coscienza civile e morale di tutto il popolo. Sono un reato orribile. Perfino chi lo commette lo sa. Chi ha ucciso Saman (se l’ha uccisa) l’ha fatto invece nella convinzione di aver obbedito alle leggi del suo dio e della sua storia, e si sente la coscienza a posto. Terzo motivo. Quando c’è un "femminicidio di quelli molto diffusi anche in Italia", in Italia se ne parla eccome, si fanno sacrosanti cortei e sacrosante fiaccolate, si riempiono le prime pagine dei giornali, di quei giornali che solo negli ultimi giorni si sono accorti del caso Saman. E la sinistra, così attenta ai diritti delle donne, si fa sentire eccome.

Non basta, signor segretario Letta, telefonare alla sindaca di Novellara, come lei ha detto ieri di aver fatto. Bisognava sollevare un casino (perdoni il termine) e invece la sinistra per settimane non ha detto ba, e quando ha cominciato a parlare ha spaccato il capello in quattro con tanti distinguo. Non conosciamo la signora Bouzekri. Ma Letta sì, ed è per il ricordo e la stima che abbiamo di lui che diciamo che le sue parole addolorano. Parla di speculazione politica. Ma di chi? Legga, signor segretario, quanto ha scritto ieri sul nostro giornale Stefano Bonaccini. È un uomo del suo partito, non della destra xenofoba: e ha parlato di "una battaglia, anche culturale, che riguarda tutti, che non ammette divisioni". Ma è stata una delle pochissime voci lucide e coraggiose che si sono udite a sinistra in queste settimane.