Bologna, 5 ottobre 2023 – Sono bolognese di adozione ormai da molti anni per motivi di lavoro e apprezzo la profonda devozione che la città manifesta verso San Petronio, patrono cittadino, e la basilica che porta il suo nome. La festa a lui dedicata è un evento che tutti sentono nel profondo del cuore. Tutti noi nei discorsi citiamo tante volte San Petronio, ma personalmente non conosco la sua storia. Mi piacerebbe sapere qualcosa in più di questo santo che tutta Italia conosce e ne accosta il nome a Bologna. Donato Righetti
Risponde Beppe Boni
San Petronio per tutti i bolognesi è il cuore che pulsa nel centro della città con la basilica a lui dedicata e Piazza Maggiore che si stende come un sontuoso tappeto denso di storia e oggi frequentato a tutte le ore del giorno come un salotto esclusivo aperto a tutti. Mentre dai colli veglia la Madonna di San Luca.
San Petronio è un simbolo cittadino la cui storia reale si intreccia con la leggenda. Lo ha spiegato bene ieri sulle pagine del Carlino Massimo Selleri. Il mito nasce quando il 4 ottobre 1141 (e da qui la giornata dedicata al patrono) i laboriosi monaci benedettini che abitavano presso la basilica di Santo Stefano scovarono per caso all'interno dei meandri delle sette chiese la tomba con i resti di San Petronio.
Fu un avvenimento epocale che mise in agitazione tutto il convento. Presenziò al solenne ritrovamento del santo deceduto nel 450 anche il vescovo Enrico I e la giornata di devozione e preghiera si trasformò anche in festa. Solo nell'anno domini 1253 il libero comune di Bologna decise la staffetta: grazie e arrivederci a San Pietro che dovette cedere il testimone a San Petronio e così proprio il 4 ottobre, data del ritrovamento della tomba, divenne la giornata patronale.
Incerta è però la data del ministero episcopale di San Petronio, datato nell'anno 430 ma secondo alcuni qualche anno più avanti. Prima di diventare un religioso il santo fu interprete di vita mondana tra feste, amicizie eccellenti e frequentazioni femminili. Insomma se la spassava. Poi il colpo di fulmine e la svolta: via gli abiti civili per indossare l'abito sacerdotale. Una biografia non verificata lo descrive come cognato dell'imperatore Teodosio e suo esattore delle tasse prima di incontrare papa Celestino che lo convinse a cambiar vita. I bolognesi comunque lo hanno sempre amato, anche per il fatto che fu lui a rimettere in piedi la città in precedenza devastata dalla furia dei barbari. E fu in sua memoria che il comune fece costruire nel 1338 in piazza Maggiore, ombelico della città, la grande basilica. beppe.boni@ilcarlino.net voce.lettori@ilcarlino.net