EditorialeSanità, la beffa del personale
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ALESSANDRO CAPORALETTI
Editoriale

Sanità, la beffa del personale

Della serie: cerchiamo personale sanitario, ma non troppo. Non possiamo (o non vogliamo), perché non ci sono soldi. E mentre il Consiglio regionale delle Marche approva una proposta di legge per dare incentivi a medici e infermieri (sì, ma quali?) che vadano a lavorare nelle zone del cratere, salta fuori che il 17 febbraio scadrà la graduatoria del concorso per le assunzioni di infermieri bandito dall'Asur nel 2020 lasciando a piedi centinaia di idonei, che finora hanno lavorato sì - e hanno tenuto in piedi la baracca nei due anni della pandemia -, ma solo a tempo determinato. E lo stesso vale per gli operatori socio-sanitari, di cui la sanità marchigiana è affamata. Parliamo in totale di circa duemila persone, e di tutte ci sarebbe bisogno negli ospedali e nelle strutture che da qui in avanti saranno realizzate con i fondi del Pnrr. Se non fosse che oltre i tetti di spesa dati dal governo non si può andare e l'indirizzo, fatto salvo il turnover pensionistico, è di privilegiare assunzioni a tempo determinato legate a necessità contingenti. Un cammino a ostacoli. Poi però le casse sanitarie delle Regioni si svenano per pagare (il doppio) i medici delle cooperative, ormai largamente utilizzati in diversi pronto soccorso in affanno per carenza di personale. Ed ecco la beffa: abbiamo bisogno di personale, ma non possiamo assumerlo a tempo indeterminato. Insomma, lo cerchiamo, ma non troppo.