ALESSANDRO CAPORALETTI
Editoriale
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Se il navigatore sbaglia

“Per favore, faccia inversione a U appena possibile...” Alzi la mano chi almeno una volta nella vita non ha vissuto questa catarsi in un qualche chilometro di una qualche autostrada, se possibile di notte e con la nebbia. È allora che dall’iperuranio delle mappe stradali da internauti piombi d’improvviso sulla terra, mani al volante, occhi fissi sul parabrezza. E realizzi: uno, che la signorina “navigatrice” accovacciata dentro al cruscotto della tua auto probabilmente di strade ne capisce anche meno di te; due, che la tua destinazione ormai non è più un luogo fisico, piuttosto dell’anima, ovunque e da nessuna parte; tre, che è ora passata di mettersi a leggere i cartelli stradali bellamente ignorati fino a quel momento. E di chiedere indicazioni al primo casellante (ce ne fosse uno), piuttosto che a un satellite vagante “nello spazio tra le nuvole”, come “gli uccelli” della canzone di Battiato. Ci viene in soccorso (solo metaforico, purtroppo) la saggezza popolare, che dice: fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Anche del navigatore. Per ogni conforto sulla veridicità del proverbio, citofonare al camionista che l’altra mattina le indicazioni (errate o male interpretate?) del navigatore hanno spinto fino a San Martino in Converseto, nel Cesenate, sui tornanti della provinciale 11, che da Savignano si inerpica sui bernoccoli di Borghi. Per interderci, non proprio una higway “ammericana”. Quando si dice: caro mio, sei sulla cattiva strada. Troppo tardi. Al primo ghirigori dell’asfalto (una doppia curva) il tir s’è impantanato in un fosso e la provinciale bloccata per ore s’è trasformata per gli automobilisti nella peggiore delle caienne. Non sappiamo come e quando il povero camionista sia poi arrivato a destinazione – Secchiano Marecchia (Rimini) –, ma sappiamo che non è il primo caso né sarà l’ultimo (“va potenziata la segnaletica a Savignano”, si sgola il sindaco di Borghi). E quasi quasi gli è andata bene, perché sui navigatori è un fiorire di storie, i cui contorni sfiorano la leggenda. Giudicate pure voi.

La madre di tutte è quella della coppia di turisti stranieri che da Venezia voleva raggiungere il paradiso dei faraglioni di Capri e la mitologica Grotta Azzurra, e invece per un errore di impostazione della ‘destinazione’ s’è trovata sotto la canicola della piazza di Carpi, a quaranta gradi all’ombra, settecento chilometri più a nord. Il mare? Non pervenuto, peccato. Ma anche i pellegrini possono smarrire la retta via: non la fede, ma le indicazioni stradali. Ne sanno qualcosa a Lourde, paesino sui Pirenei, dove frotte di credenti cercano la grotta di Bernadette evidentemente nel posto sbagliato. Manca la “s”. E che dire della coppia belga che alla Vigilia di Natale è finita in Francia invece che dai parenti a Bruxelles? Consiglio: non sempre la strada più breve è la più veloce, e viceversa. Ma non è una massima di Confucio. Piuttosto prestate attenzione quando scegliete il tipo di percorso sul navigatore. Ne va del vostro arrivo.