Editoriale

Sos siccità, l’ultima chiamata

Scenario marchigiano per il 2050: la temperatura aumenterà in media di 1,8 gradi, quasi tre d’estate. E pioverà ancora di meno: il calo sarà del 10 o 12% in media, fino al 38% dei mesi più caldi. Tra 100 e 300 metri vedremo la neve col cannocchiale (meno 85%), sopra i mille ne mancherà un terzo e i fiumi saranno sempre più assetati: il declino delle portate estive sfiorerà il 40% per i principali corsi d’acqua, meno 10% d’inverno e 4% in media. Sono previsioni messe nero su bianco (in base a modelli matematici) nel piano regionale di adattamento al cambiamento climatico, tanto per tenere a mente che non c’è un futuro diverso da quello che la siccità di oggi ci sta già indicando.

E ora sentite questa: ogni cento litri di acqua immessa nelle reti dei Comuni marchigiani, 34,3 finiscono dispersi nei buchi di acquedotti colabrodo. Non è il dato peggiore in Italia (la media nazionale è addirittura del 42,2%), ma neanche il migliore. E stavolta è la Cna Marche a ricordare ciò che sappiamo da anni: il 60% dei nostri acquedotti ha più di trent’anni, il 25% anche più di mezzo secolo. “Per aumentare la disponibilità di una risorsa sempre più scarsa, servono interventi di ammodernamento della rete idrica – dicono il presidente di Cna Marche, Paolo Silenzi, e il segretario Moreno Bordoni –, vanno puliti gli invasi e ne vanno creati di nuovi, piccoli e diffusi sul territorio regionale”. Per ora parliamo di pie intenzioni, a meno che il governo non dia seguito ai propositi formulati giusto qualche giorno fa. Lavori del genere costano e la frammentazione dei gestori del servizio idrico non aiuta. Piccolo è bello? Mica tanto.