Povertà e Bologna sono due parole che, messe l'una accanto all'altra, stridono. Eppure è così. La dotta, la grassa, l'umana Bologna, cantava Francesco Guccini. Dotta lo è ancora, e anche umana. Grassa? Sì, forse, ma sempre meno e non per tutti. I numeri che ieri ha fornito padre Giampaolo Cavalli, direttore dell'Antoniano, mettono tristezza. Sono cresciute del 20 per cento le richieste di aiuto, altrettanti sono i pasti gratuiti in più serviti dalla mensa dei frati. Trecento persone si mettono ogni giorno in fila per un piatto di minestra. E' un trend cominciato nel 2023, quando, nel volgere di poche settimane, raddoppiarono le persone in mensa. Ma nel 2024 e nel 2025 il trend è continuato. Dice padre Cavalli: ''Ciò che dovrebbe preoccupare tutti è che queste domande sono trasversali, non c'è un identikit preciso. Può essere un padre separato, un giovane che perde il lavoro o qualcuno che ha un lavoro povero, che passa da un lavoro a tempo pieno a un part time''. Gente normale, insomma. Gente che, drammaticamente, lavora. Ecco, la cosa che colpisce di più è proprio questa: si può lavorare e non avere i soldi per mangiare. L'Italia è fanalino di coda in Europa per stipendi e potere d'acquisto. Questo ci porta a un'altra riflessione, che riguarda i referendum sul lavoro falliti ieri. Troppo tecnici? O troppo ideologici? Fatto sta che non hanno scaldato i cuori. Una battaglia promossa dalla Cgil che la gente non ha capito. Siamo invece certi che una battaglia coraggiosa da parte del sindacato (e della politica) per aumentare i salari, sarebbe capita eccome.
EditorialeStipendi da fame