Editoriale

Strade e viabilità, non dimentichiamo l'Appennino

Bologna, 4 giugno 2023 – I terreni devastati dall'acqua in Romagna si stanno asciugando lasciandosi alle spalle tonnellate di suppellettili rese inservibili e campi devastati. I danni calcolati sono di alcuni miliardi. Non dobbiamo dimenticare però che anche l'Appennino, da Forlì-Cesena, a Bologna e Modena ha subito devastazioni per le frane. Che ne sarà della viabilità? La Regione ha previsto un piano di manutenzione che tenga conto di ciò che è successo ai territori più fragili? La viabilità è fondamentale per la vita dei paesi e dell'intera economia dell'Appennino.

Rosalba Francesconi

Risponde Beppe Boni

Partiamo dalla fotografia delle frane in Emilia Romagna fornita dalla stessa Regione. Alla fine di maggio per quanto riguarda la viabilità, risultavano 672 le strade, primarie e secondarie, chiuse di cui 258 solo parzialmente e 414 totalmente. A Bologna sono risultate 213 (83 in modo parziale e 130 totale), 252 in provincia di Forlì-Cesena (85 parziale e 167 totale), 164 nella provincia di Ravenna (78 parziale e 86 totale) e 39 nel Riminese (10 parziale e 29 totale). Secondo i rilievi degli esperti risultano attive 376 frane principali, concentrate in 57 comuni. Ma sull'intero territorio sono attive migliaia di micro-frane. Parte di queste vie di comunicazione è già stata aperta e il numero si aggiorna di continuo. Certamente quando le operazioni di emergenza e di ripristino dell'intera circolazione saranno terminate sarà necessario tracciare un grande piano di monitoraggio della situazione per adottare provvedimenti di prevenzione ed evitare, o almeno limitare, altri disastri così diffusi. E' un impegno necessario per far vivere e sviluppare l'economia montana e il turismo. Proprio domani il presidente nazionale della Cna, Dario Costantini, sarà in visita a diverse aziende dell'Appennino bolognese per ribadire alla politica che il tema della mobilità, e in particolare quello della Statale porrettana, è fondamentale per le attività produttive. Frane e smottamenti hanno reso ancora più complicato il movimento delle merci con danni sensibili in un'area già pesantemente penalizzata. Insieme alla pianura e alla Riviera adriatica anche la montagna non va dimenticata.

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