Martedì scorso, a Formigine, nel Modenese, una donna di 65 anni faceva jogging in un parco. Non a notte fonda, a mezzogiorno. E' stata avvicinata da un tizio in bicicletta che l'ha buttata a terra, picchiata selvaggiamente, torturata e stuprata. L'aggressore è stato identificato: un minorenne magrebino ospite di una comunità. Episodi come questo si ripetono quotidianamente a Modena, Reggio Emilia, Bologna. Alcune aeree delle nostre città sono off limits. Proprio martedì 15 aprile, a Reggio, è arrivato l'esercito per presidiare la zona della stazione dopo mesi di soprusi e reati più o meno gravi compiuti generalmente da bande di ragazzini. Chi l'avrebbe mai detto: l'esercito a Reggio Emilia, che non è esattamente una metropoli. Le domande sono due: perché ci siamo ridotti così e perché non se ne parla. Le risposte probabilmente sono correlate. Ci siamo ridotti così proprio perché non se ne parla.
I cittadini hanno paura per se stessi e per i propri figli, ma la politica non affronta di petto la questione. A volte si dà loro ragione, ma di solito si preferisce tacere, oppure ribadire l'ovvio, cioè che la responsabilità penale è sempre individuale. In ogni caso si muove poco o nulla. Eppure i racconti di mamme e papà fanno drizzare i capelli in testa. Proprio a Modena, nel dicembre scorso, si tenne un'infuocata assemblea con 500 genitori e il sindaco. ''Mi figlio non vuole andare più a scuola perché ha paura''. ''Mia figlia e le sue amiche mi hanno spiegato come si fa: quando incroci una banda, bisogna tenere gli occhi bassi, mai guardare i ragazzi in faccia perché questo è il codice che va rispettato''. Codice? Occhi bassi? Nessuno ha nulla da dire? Questori e prefetti ammettono che il fenomeno è fuori controllo. Però non è all'ordine del giorno della politica, perché l'ideologia impedisce anche soltanto di ipotizzare una correlazione tra aumento dei reati di strada e la presenza di tanti stranieri minori non accompagnati e stranieri di seconda generazione emarginati dalla società e mal gestiti da chi dovrebbe occuparsene. Parlare del problema maranza è tabù, si passa per razzisti. Ma i maranza esistono. Dunque, cos'è preferibile: essere tacciati di razzismo dai benpensanti da salotto o portare acqua ai razzisti veri, che prima o poi cavalcheranno la rabbia della gente? Perché è questo che accadrà, proprio come è già accaduto nei paesi europei, dalla Francia alla Germania, che hanno vissuto prima di noi lo stesso fenomeno.