La rimozione dopo il crollo. E invece qualcuno era comunista

Trent’anni fa, alla Bolognina, finiva la lunga storia del Partito Comunista Italiano. Achille Occhetto, l’ultimo segretario, ne cambiò il nome in Pds, Partito Democratico della Sinistra: e lo cambiò fra le lacrime. Ma dopo la commozione, fra il popolo della sinistra cominciò una gigantesca e un po’ grottesca opera di rimozione. Paolo Mieli, grande giornalista e grande storico, intervistato da Pierfrancesco De Robertis a pagina 9, dice: «Si sono inventati che nessuno era mai stato comunista». Invece prima della caduta del Muro di Berlino e prima della Bolognina «qualcuno era comunista», come raccontò Giorgio Gaber in un commovente monologo (lo trovate su YouTube). Qualcuno era comunista perché era nato in Emilia. Qualcuno era comunista perché il cinema lo esigeva, il teatro lo esigeva, la pittura lo esigeva, la letteratura anche: lo esigevano tutti. Qualcuno era comunista perché era ricco ma amava il popolo. Qualcuno era comunista perché era così ateo che aveva bisogno di un altro Dio. Qualcuno era comunista perché voleva l’aumento di stipendio. Insomma si poteva essere comunisti per tradizione familiare, per motivi più psicologici che politici, perfino per opportunismo o per moda. Ma a trent’anni dalla caduta del Muro e dalla Bolognina, credo che anche chi non è mai stato comunista (e chi scrive è fra quelli) possa riconoscere del vero anche in queste altre parole di Gaber: «Qualcuno era comunista perché credeva di poter esser vivo e felice solo se lo erano anche gli altri. Qualcuno era comunista perché aveva bisogno di una spinta verso qualcosa di nuovo. Perché sentiva la necessità di una morale diversa. Perché forse era solo una forza, un volo, un sogno. Era solo uno slancio, un desiderio di cambiare le cose, di cambiare la vita». Il comunismo ha fallito. E credo che abbia fallito non perché sia stato applicato male, ma perché ne è sbagliato il presupposto: l’illusione del paradiso terrestre. La pretesa di una società di eguali ha portato ai più cupi stati di polizia: ai lager, alle torture, alla prigionia. Infine, all’implosione per disperazione. Ma dopo tanti anni credo sia giusto riconoscere che per molti è stato un sogno sincero. La guerra è finita, e grazie al Cielo hanno vinto le democrazie liberali. Ma se queste democrazie liberali hanno oggi un sistema sociale più equo che cent’anni fa, un po’ è anche merito di qualcuno che era comunista.