MASSIMO PANDOLFI
Editoriale
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Il turismo con la mucillagine

La Riviera, ormai da tanti anni, si è trasformata.

È quasi Ferragosto, ma in spiaggia tanti ombrelloni sono vuoti. Non esiste più l'esodo verso la Romagna di mezza Italia.

Per mille motivi.

Il primo (e principale): l'offerta si è differenziata, i voli lowcost hanno stravolto in positivo il mercato, otto volte su dieci ti fai un viaggio in aereo  da Bologna o da Milano per Sicilia o Grecia spendendo meno soldi e impiegando meno tempo rispetto a un’escursione a Riccione o Marina di Ravenna.

Così non c’ è gara.

E vogliamo parlare della qualità del mare? Quest'anno, da più di un mese, in Romagna e nelle Marche è tornata la mucillagine: realtà, non terrorismo turistico. Spesso e volentieri l'acqua è pulita in mattinata, spesso e volentieri peggiora il pomeriggio. Mille esperti ci dicono che non è pericoloso fare il bagno, non ci si ammala, non succede nulla: tutto ciò ci tranquillizza, ovvio, Ma vi sembra possibile che un turista possa essere invogliato a gettarsi in acqua con un Adriatico cosi, con quella robaccia che ti resta appiccicata addosso? Rinuncia, punto.

Però, e va sottolineato questo però, la Riviera non è solo mare e fa, da sempre, salti mortali per sopravvivere. Si è inventato il turismo per dodici mesi all'anno, quello dei convegni, dello sport, delle sagre, di un po' tutto. L'acqua, il mare, la spiaggia non possono essere l'unico volano: non bastano più, da tempo. Ci si sforza di cambiare, si è già cambiato. Ma i miracoli dell'ospitalità e dell'ingegno non si possono ripetere tutti gli anni e magari è davvero arrivato il momento di rivedere davvero qualcosa di strutturale in questo modello turistico.

Cosa? Le infrastrutture, ad esempio. E quelle non si costruiscono in due mesi, ahi-noi.

Salire in macchina e andare in Riviera il weekend continua ad essere uno strazio, anzi un autostrazio, sia all'andata che al ritorno.

Non parliamo poi dei treni.

E volare? I collegamenti sono tanti, certo, ma è complicato se atterri a Bologna arrivare in fretta a Cervia o Cattolica.

La logica direbbe: intensifichiamo in primis i voli a Rimini per i turisti che vogliono andare al mare. Oppure mandiamoli a Forlì. Ma qui entrano in campo mille interessi diversi, con gli aeroporti di Forlì e Rimini che non vanno d'accordo fra loro e magari non avrebbero neppure la forza di reggere una tale onda d'urto. Poi c'è Bologna che vuole legittimamente esercitare il ruolo di regina dei cieli. E infine non esiste  una oculata e non invasiva regia regionale al di là di ciò che dicono gli amministratori regionali.

E allora?

Come sempre, confidiamo nell'estro dei privati, romagnoli o marchigiani che siano. Quelli che nel 1989 si inventarono il turismo senza mare quando ci fu la prima grande invasione di mucillagine (ben più forte e allora sconosciuta rispetto a questa del 2024). Ma anche i privati, ora alle prese anche con gli ultimatum europei per le gare in spiaggia, prima o poi non ce la faranno più. E allora? 

E’ un problema, serio. Forse un’emergenza. Affrontiamolo seriamente.