BEPPE BONI
Editoriale
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Ultimo saluto al clochard che sorrideva

ll suo posto era lì, in quell'angolo tra via Altabella e via Oberdan, chi passava non poteva non vederlo e lui ti salutava sempre con cordialità. Poi ci si parlava, ci si scambiava qualche parola. Da un po’ di tempo non lo vedevamo più, io e mia moglie che passavamo spesso per quella strada. Lui non stava bene ed ora non c'è più, ci ha lasciato un vuoto dentro, ma continueremo a guardare quell'angolo di strada con affetto e tenerezza.

Piero Paci, Giovanna Bolelli

Risponde Beppe Boni

Di solito i barboni che vivono per strada sono considerati molesti, malvisti dai passanti e dai titolari dei negozi che sono attivi nei posti in cui essi abitualmente stazionano in attesa di una felicità che forse non arriverà mai, abituati alla rassegnazione. Francesco Arzani, che sostava quasi sempre all'angolo tra via Altabella e via Oberdan, se ne è andato in silenzio, scivolato dall'altra parte senza clamore. Con il suo sorriso malinconico incorniciato dai capelli lunghi e disordinati offriva tuttavia una sensazione di serenità a chi passava da quelle parti allungando il passo. I commercianti della zona gli volevano bene, per tutti era il clochard gentile per il quale era quasi automatico spendere una buona parola. A 58 anni forse avrebbe potuto ambire a una esistenza più dignitosa ma ormai si era rassegnato a vivere per strada. Forse in tanti non si accorgeranno della sua assenza in quell'angolo, ma altrettanti la noteranno. Anche chi forse non gli ha mai rivolto la parola per pudore si ricorderà che in quel punto di una Bologna felice, piena di turisti, ricca e gaudente, c'era uno che non possedeva nulla ma che riusciva ad avere sempre un sorriso sulle labbra.

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