BEPPE BONI
Editoriale
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Gli ‘umarells’ apostoli di saggezza

Ora basta. Per favore basta chiamare Umarel persone che non conosciamo. Non ho notizie certe sull’origine della parola ma so che era già in uso negli anni ’50 per descrivere una persona inaffidabile e falsa. Infatti si diceva «stai attento l’è un Umarel.» In sintesi una persona da guardare con cautela e se possibile evitare. Pertanto chiamare Umarel i pensionati che osservano i cantieri mi sembra veramente riprovevole.

Paolo Lorenzini

Risponde Beppe Boni

Ma no, ma no. Il termine Umarell (con due elle) oggi è entrato nella dialettica comune per descrivere un personaggio tipico bolognese che esprime simpatia e in fondo anche dolcezza. Nulla di dispregiativo. Anzi. Se anche, ma non è certo, in passato questo termine dialettale veniva utilizzato per descrivere persone dall’aria dimessa e anonima, oggi non è così. La riabilitazione è già ampiamente compiuta. La definizione, nata a Bologna, è utilizzata ormai in tutta Italia e in fondo quei pensionati che osservano i cantieri con le mani dietro la schiena danno anche l’idea di persone sagge che hanno visto scorrere gran parte della vita dinanzi a loro e possono permettersi di osservare la città al rallentatore. Umarell è anche un termine folkloristico che suscita affetto e ironia.

Questa stupenda figura è stata inventata nel 2005 da Danilo Masotti, blogger e scrittore, antropologo pop urbano, utilizzandola dapprima in un blog e poi, nel 2007, nel titolo di un suo libro. Un neologismo, o meglio un bolognesismo, stupendo entrato anche nel vocabolario Zanichelli e nell’enciclopedia Treccani. Gli Umarells sono vivi e lottano insieme a noi.

e-mail: beppe.boni@ilrestodelcarlino.it