ANDREA ZANCHI
Editoriale
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Un segnale che non va disperso

L’exploit non è nuovo, visto che un anno fa, al suo debutto per le Europee, il seggio dei fuorisede aveva fatto registrare l’affluenza più alta di tutte. Ma le code che si sono viste ieri mattina fuori dal Sabin – luogo di voto per studenti e lavoratori non residenti sotto le Due Torri – sono state davvero sorprendenti, considerata la ormai tradizionale disaffezione degli elettori allo strumento del referendum. Segno che Bologna si dimostra un territorio più sensibile di altri quando in gioco ci sono questioni attinenti ai diritti (sociali o civili) e maggiormente in grado di garantire ancora una mobilitazione politica organizzata degna di questo nome. Scopriremo solo oggi se tutto questo sarà bastato a raggiungere il fatidico quorum del 50+1, ma quello che è certo è che quella vista sotto le Due Torri è una partecipazione che va studiata. E, soprattutto, non dispersa, al di là delle scelte di merito fatte da chi è andato al seggio. Perché non è cosa comune trovare i giovani – così criticati per un (supposto) disimpegno sociale e politico – in coda per esprimere la loro opinione su questioni così tecniche, quesito sulla cittadinanza a parte, eppure così fondamentali. E perché questo è un segnale in controtendenza rispetto alla flessione lenta e inesorabile della partecipazione al processo democratico ormai consolidatasi anche a queste latitudini. Un segnale, per quanto piccolo, che ora sta ai partiti tutti cogliere nella maniera più efficace, ed estendere a tutte le fasce della popolazione residente, in particolar modo in vista del 2027, anno in cui si tornerà a votare per scegliere il sindaco.