Era prevedibile: l'Emilia-Romagna si avvicina al voto e ripartono proposte e idee per gli aeroporti. Il candidato governatore, Michele de Pascale, è stato chiaro: 'La Romagna e Parma non chiedano la carità a Bologna, ma Bologna oggi non è in grado di gestire il traffico che ha. Quindi o valorizziamo i nostri scali o vinceranno quelli di Veneto e Lombardia'. Il ragionamento è semplice: visto che il traffico nei cieli è in aumento o creiamo un sistema organico in regione oppure avranno la meglio le infrastrutture delle regioni vicine. L'attuale sindaco di Ravenna ha ribadito quello che avrebbero dovuto fare prima di lui almeno due governatori: cercare di armonizzare l'offerta aeroportuale, partendo da Bologna, spaziando a Forlì e Rimini e arrivando a Parma. Cosa è stato fatto? Nulla. Se non dare sì soldi per gli investimenti sulle infrastrutture, ma trovandosi direttamente nella situazione di ora: Bologna la fa da padrona ma non regge il traffico (i disagi per i passeggeri continuano) e gli altri scali crescono ma non come potrebbero. La colpa di tutto questo non è di de Pascale, va sottolineato, che ha il merito di avere risollevato il problema, però ora ci si aspetta che alle parole seguano i fatti da parte di chi dopo il voto governerà la Regione. Vedremo chi sarà. Intanto, bisognerà analizzare nei dettagli il flusso del traffico (è mai stato fatto?) sui quattro scali, convocare le varie proprietà per capire se c'è la volontà di collaborare (è mai stato fatto?), immaginare eventuali campagne di promozione uniche e che diano corpo all'offerta complessiva (anche questo è mai stato solo pensato?): Insomma, bisogna lavorarci su. Rimboccandosi le maniche. Non dimentichiamo che questo settore è molto delicato e quanto successo negli scali di Rimini e di Forlì in passato deve servire da lezione. Per non vedere tra qualche anno risolto il problema dal mercato: solo chi è più grosso sopravviverà e a rimetterci, come sempre, saranno in cittadini.
EditorialeUn volo in ritardo