Editoriale

Una ricetta anti-violenza giovanile

Ben venga la stretta preannunciata dal Ministero degli interni del governo di Giorgia Meloni, riguardo alla delinquenza minorile. Baby gang e delinquenti minorenni sono molto attivi anche a Bologna e il coinvolgimento delle famiglie nei provvedimenti ritengo sia opportuno. Troppa indulgenza utilizzata fino ad oggi alla prova dei fatti bisogna dire che non ha fatto bene alla nostra società civile. Ecco perché a questo punto serve una vera svolta.

Augusto Bertocchi

Risponde Beppe Boni

Gli ultimi due episodi registrati a Bologna: quattro baby bulle hanno aggredito e pestato una coetanea in via Ugo Bassi sotto gli occhi della gente che passava per strada, un diciottenne ha preso a pugni sul bus due fratelli mentre andavano a scuola accusandoli di averlo deriso. Sono solo gli ultimi due episodi sul pianeta "violenza giovanile", ma ne potremmo citare altri sparsi nelle città vicine di casa come Modena, Rimini, Pesaro, Reggio Emilia. Ormai, come afferma la psicologa Michela Casoria, non c'è più distinzione fra maschi e femmine: entrambi seguono modelli di aggressività, ovviamente declinati in modo diverso, che li porta ad essere violenti, prepotenti, incuranti delle regole, spregiudicati. Poi va detto che ad ogni latitudine urbana varia anche d'intensità il concetto di violenza. A Napoli ci sono minorenni che escono con la pistola infilata nella cintola e sparano, non succede a Modena o Bologna ma puoi trovare lo stesso sbarbatelli che in una lite sono svelti di coltello. Che fare? La formula magica non esiste, ma è apprezzabile il tentativo del governo che con il decreto cosiddetto baby gang cerca di impostare regole e punizioni più restrittive per la delinquenza minorile coniugandole con rigidi percorsi educativi e con il coinvolgimento delle famiglie che in certi casi rischiano guai con la Giustizia se non controllano i figli. La nostra società è mediamente affetta da un clima di violenza abbastanza alto e l'uso sconsiderato dei social da parte dei ragazzini alimenta il fenomeno e lo moltiplica. Perché i giovani agiscono così? Le cause sono molteplici. Gli adolescenti tendono mentalmente ad emanciparsi dalla famiglia e il gruppo diventa un facilitatore del processo. Inoltre, in questa fascia d’età, i ragazzi sono spinti da un forte desiderio di anticonformismo e in alcuni casi adottano condotte antisociali per frustrazioni non controllate. Il cardinal Matteo Zuppi propone un modello di doposcuola e oratorio che sicuramente aiuta nel processo di crescita sana, come aiuta le possibilità per i ragazzi di avere intorno un ambiente che li tiene impegnati fra sport e strutture di svago. Resta il fatto che i modelli punitivi, come un ceffone ricevuto dal papà, devono essere ben presenti accanto però ad una intera filiera educativa che parte dalla famiglia e dalla scuola.

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