Niente operazioni burocratiche per creare una sola azienda sanitaria, ma una integrazione vera (cioè sul campo e nella quotidianità di pazienti e personale) tra quelle già esistenti. La strada della sanità bolognese tracciata sabato dalla direttrice generale dell’Ircss Policlinico Sant’Orsola, Chiara Gibertoni, ospite di Caffè Carlino, non lascia spazio alle interpretazioni: meglio una attività di coordinamento “con regole codificate” tra i vari soggetti già esistenti che la rincorsa alla realizzazione di un unico ente che produrrebbe tanti sforzi sicuri e pochi benefici reali. L’obiettivo è duplice: salvaguardare le eccellenze consolidate delle aziende dell’area metropolitana, nonché i giusti equilibri territoriali, e allo stesso tempo superare gli steccati che ancora generano inefficienze, problematiche e in alcuni casi anche sprechi. Resta un ultimo passo da fare, ed è quello che riguarda la politica, chiamata a mettere mano a uno strumento normativo regionale che fissi paletti e competenze di questa integrazione. Quando arriverà? A giudicare da quanto detto poche settimane fa al Carlino dall’assessore regionale Fabi, al massimo entro l’estate, quando dovrebbe vedere la luce la creazione di un direttore di coordinamento per ogni singola Area Vasta dell’Emilia-Romagna, con il compito di migliorare la collaborazione tra le sedi ospedaliere limitrofe e tra le stesse aziende e le Università di riferimento. Dunque, non resta che aspettare, augurandosi che, come accaduto sui Cau, all’accelerazione delle riforme non segua in poco tempo una brusca frenata.
EditorialeUna sanità integrata davvero