Il porto di Ravenna non è solo della Romagna, ma di tutta l'Emilia. E' un concetto che dovrebbe essere portato avanti con forza dalla politica e dalle istituzioni. Lo scalo ravennate riveste importanza sia sotto il profilo della movimentazione merci, ma anche turistico grazie agli investimenti che negli anni sono stati messi in campo nel settore delle crociere.
Purtroppo non sempre è stato considerato un'infrastruttura fondamentale, nonostante l'importanza che ha per distretti importanti come quello della ceramica o del food. Intanto, per una sua maggiore valorizzazione, avrebbe bisogno di investimenti pesanti nelle infrastrutture sia viarie (le arterie per raggiungerlo sono spesso in situazioni disastrose) sia ferroviarie. Non a caso è stato lanciato un appello da alcune aziende per riattivare la linea ferroviaria Faentina ormai chiusa da mesi, permettendo così collegamenti dal mare fino alla Toscana, altra regione con interessi che gravitano sullo scalo. I binari sono chiusi da mesi, da dopo l'alluvione e non ci sono certezze sul loro ripristino.
Nel 2022, il porto ha registrato numeri record sia per la movimentazione merci che per il terminal passeggeri. Secondo alcuni dati elaborati da Intesa Sanpaolo, in Emilia-Romagna genera un valore aggiunto di 3,7 miliardi di euro e la logistica regionale conta 10.000 imprese con 91.000 addetti. Sono in programma investimenti sui fondali e sulle infrastrutture al servizio degli operatori, però quello che occorre è appunto una vera strategia che delinei le linee guida del porto nei prossimi anni.
Quanto puntare sulle crociere e sul turismo? Si intendono sviluppare connessioni con altre zone italiane, tipo la Toscana? Sono previste alleanze con altri porti? Ecco, anche su questo occorre lavorare. Non dimentichiamo che grazie a questo porto sono nate le fortune del gruppo Ferruzzi, che poi è finito come tutti sanno. Sfruttare di più questa ricchezza è quindi doveroso.