FEDERICO DI BISCEGLIE
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Lavoro in Emilia Romagna: cosa pensano i candidati alla presidenza

Elena Ugolini: "Non ho mai negato la vitalità dell’economia della nostra Regione, però dobbiamo dirci la verità: c’è una burocrazia ossessiva che frena lo sviluppo e c’è un grave problema di carenza di manodopera. Due progetti concreti e precisi che possono contribuire a risolvere per lo meno in parte a questi problemi: un taglio drastico della burocrazia e degli enti inutili; l’adozione dei percorsi tecnici di istruzione e formazione professionale, bloccati per volontà della Cgil scuola dal 2003. Questi due aspetti sono legati all’ideologia che pervade nella nostra Regione ma anche ai vincoli".

Michele de Pascale: "Vogliamo rafforzare ulteriormente 'Patto per il Lavoro e il Clima', aggiornando le politiche regionali alle sfide contemporanee, con l’obiettivo di coniugare crescita economica e tutela dell’ambiente per promuovere occupazione stabile e di qualità, in particolare sulla sicurezza sul lavoro. Intendiamo sostenere le piccole e medie imprese nell’innovazione e nella digitalizzazione e facilitare la formazione continua soprattutto in questi ambiti. Ci impegniamo a potenziare le azioni di sostegno e sviluppo ad alcuni settori in crisi come la metalmeccanica; in questo senso la Regione Emilia-Romagna farà la propria parte, attivando gli strumenti per sostenere i processi di investimento e lo stesso va preteso dai ministeri competenti".

Federico Serra: "Sul tema del lavoro ci sono due questioni principali: il lavoro sottopagato, che è conseguenza degli appalti nel settore privato, come nella logistica e nei subappalti, e degli appalti nel settore pubblico. La Regione può intervenire subito implementando un salario minimo negli appalti pubblici, stabilendo un livello minimo di retribuzione per quelli gestiti dalla Regione e dagli enti locali, così da evitare il dumping salariale. La Regione deve creare tavoli di confronto con tutti i sindacati rappresentativi, cosa che non è avvenuta con il 'Patto per il clima e il lavoro', che non ha coinvolto tutti i sindacati presenti nei luoghi di maggiore sfruttamento. Un'altra priorità è frenare lo sviluppo del modello logistico, favorito dalla cementificazione sostenuta dalla Regione, che ha prodotto un sistema di lavoro precario e a basso salario". 

Luca Teodori: "Se si parla di sicurezza sul lavoro: a volte si esagera guardando a regole su questioni più piccole, che se non rispettate rendono multe salatissime, ma poi si perde il vero focus sulle questioni più rilevanti e mancano gli ispettori. Riguardo il lavoro in sé: tutti si battono contro licenziamenti e per mantenere il posto del lavoro, ma non si capiscono le cause della crisi. Quali sono? Le cause sono due: da un parte l'introduzione dell'euro - chiunque vede che i salari reali sono calati, ma i salari sono legati al rapporto tra utile e impresa - poi c'è un aumento esponenziale dei nostri giovani che si spostano in paesi stranieri. Quando c'è una moneta a tasso fisso il territorio attrae. Se vogliamo fare un esempio: qualche giorno fa c'è stata a Bologna la fiera le macchine legate all'agricoltura. È in aumento la popolazione mondiale e da qui al 2050 ci saranno 500 milioni di aree agricole su cui lavorare, per questo c'è una forte richiesta di queste macchine. Ma le nostre aziende vanno fuori mercato per discorsi energetici. Le problematiche industriali derivano dall'eurotassa che nasce con il governo Prodi: finisce che le famiglie pagano i costi energetici con le loro tasse ed è sbagliato".

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