Alluvione in Emilia Romagna, Luca Mercalli: “E’ tempo di prevenzione, e non ne rimane molto”

“Bomba climatica a orologeria: se non facciamo nulla per disinnescarla, esploderà in termini molto più potenti”. Il meteorologo ne ha parlato a ‘Che Tempo Che fa’.

Bologna, 8 maggio 2023 – Alluvione e siccità, due facce della stessa medaglia che stanno mettendo in crisi l’Emilia Romagna. A pochi giorni dalla drammatica esondazione che ha causato due morti e centinaia di sfollati nei territori di Ravenna e Bologna, la regione sta vivendo contrasti climatici senza precedenti che preoccupano. Ne ha parlato ieri sera il meteorologo Luca Mercalli, ospite di Fabio Fazio a ‘Che Tempo Che fa’ su Rai3.

Luca Mercalli ospite da Fabio Fazio a 'Che tempo che fa?
Luca Mercalli ospite da Fabio Fazio a 'Che tempo che fa?

“Siamo seduti su una bomba a orologeria climatica e se non facciamo nulla per disinnescarla in tempi brevi, quando poi questa esploderà”, è l’allarme lanciato da Mercalli in trasmissione. Bisogna fare in fretta: "È tempo della prevenzione e non ce ne resta molto: una manciata d'anni". Ecco cosa sta succedendo in Emilia Romagna e perché.

Eventi estremi che preoccupano

È passata meno di una settimana da quando le piogge torrenziali hanno fatto tracimare fiumi e torrenti, facendo scattare l’emergenza nelle province del Ravennate e del Bolognese. Ma, al tempo stesso, l’ecosistema del fiume Po è stremato da una siccità che non lascia tregua da più di un anno. “Due eventi estremi a distanza di qualche centinaio di chilometri”, ha detto ieri sera Mercalli su Rai3. “La Pianura Padana occidentale, la zona di Alessandria, la Lomellina, il Piacentino sono ancora sotto una delle siccità più storiche da quando abbiamo i dati rilevati, quindi oltre due secoli – ha continuato – e a poca distanza, piogge altrettanto eccezionali hanno investito l'Appennino provocando questa piena dei fiumi romagnoli che poi ha generato le frane nelle zone di montagna e le esondazioni in pianura”.

Una zona fragile: ecco perché

“Non dimentichiamo che è una zona particolare questa (il territorio di Ravenna e Bologna, ndr) perché i fiumi sono quasi tutti con il letto pensile, vale a dire che corrono sopraelevati sulla pianura e quindi sono resi particolarmente a rischio dagli argini che finché tengono bene, poi quando si spaccano purtroppo inondano”.

Gli argini creano una “falsa sicurezza, perché finché l'argine è su, tutti hanno l'impressione di essere al sicuro, ma poi quando cede, l'acqua ti arriva al primo piano”.

Effetti estremi del riscaldamento globale

“Sono gli effetti dell’estremizzazione del clima che il riscaldamento globale sta compiendo un po’ in tutto il mondo. Ricordiamo che noi vediamo questi eventi perché sono a casa nostra, ma ogni settimana ne abbiamo in tutto il mondo di pari portata”, ha sottolineato il meteorologo parlando della grande siccità di alcune zone italiane e delle alluvioni in Emilia Romagna.

“Siamo seduti su una bomba a orologeria”

La questione è sempre più grave: ai vertici se ne parla, ma nessuno interviene in modo reale. A sostenerlo è Luca Mercalli, che ieri sera ha portato da Fazio una disamina degli effetti climatici in atto. Si sta facendo qualcosa per risolvere il problema? “Non succede niente, come continua peraltro a ribadire il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres che ha detto, alla pubblicazione del sommario dell'ultimo rapporto della Ipcc, che sostanzialmente siamo seduti su una bomba a orologeria climatica – ha sottolineato Mercalli – e se non facciamo nulla per disinnescarla in tempi brevi, quando poi questa esploderà nei decenni successivi in termini molto più potenti di quello che vediamo oggi, danneggerà i nostri figli e nipoti”.

Futuro a rischio?

“Saranno le generazioni future o i più giovani a subire i danni – ha detto Mercalli – di una portata tale che non potranno più opporsi. Noi oggi vediamo questi primi sintomi, ma dobbiamo assolutamente usare bene il tempo della prevenzione e non ce ne resta molto, è una manciata d'anni. Pensate che, se dovessimo lavorare per rimanere sotto i 2 gradi, considerati soglia di sicurezza per il futuro dell'umanità , dovremmo arrivare a zero emissioni al 2050, cioè mancano 27 anni e dovremmo dimezzarle sostanzialmente entro il 2030, ma non è all'ordine del giorno, è qualcosa che sfugge, che va in pagina 27 corpo 8”.