Neve in Emilia Romagna, tre itinerari da scoprire in Appennino

Campigna, Corno alle Scale e Monte Giovo tra sentieri e brividi

Corno alla Scale

Corno alla Scale

La località montana di Campigna, alle pendici del monte Falco, ha scoperto in tempi non sospetti la vocazione per un turismo bianco lento e aperto a ogni livello di difficoltà, in cui tutte le discipline della neve, dallo sci di pista al fondo, dalle ciaspole allo scialpinismo, godono di pari dignità.

Del resto, la quota massima del comprensorio, 1658 metri, suggerisce di puntare su un’offerta diversificata, che non dipenda totalmente dall’innevamento e che punti sulla qualità ambientale del Parco nazionale delle Foreste Casentinesi, di cui Campigna è il cuore pulsante.

Così, i freschi sentieri estivi che attraversano immensi boschi, durante la stagione fredda diventano tracce bianche da percorrere con le racchette ai piedi in un’atmosfera davvero fiabesca.

Una classica escursione invernale con le ciaspole proposta dalle guide locali è l’anello che parte dal passo della Calla, a circa 1300 metri, a poca distanza dalla Riserva integrale di Sasso Fratino, celebre santuario della biodiversità appenninica.

Dal passo, seguendo in salita il sentiero di crinale 00 si raggiungono in breve i Prati della Burraia, una radura che permette di apprezzare la linea di cresta verso le massime elevazioni del parco. Dalla Burraia si prosegue in direzione di Poggio Sodo dei Conti, gettando di tanto in tanto lo sguardo sugli scorci che si aprono fra la vegetazione. Si discende poi verso la località Fangacci per poi rientrare verso il Passo della Calla.

L’itinerario, lungo poco meno di 8 chilometri, richiede oltre 2 ore di cammino effettivo per un dislivello di circa 250 metri. Da Poggio Sodo dei Conti è possibile anche proseguire lungo il sentiero 00 verso le vette di monte Falco e del Falterona, rientrando poi per la stessa via.

A Campigna ci si può anche cimentare con lo sci di fondo, con due anelli da 3 e 5 chilometri ai Fangacci. L’equipaggiamento, così come per una ciaspolata, si può noleggiare sul posto.

Corno alle Scale

Si dice Corno alle Scale e il pensiero va subito alle piste da sci su cui ha disegnato le sue prime curve Alberto Tomba. Ma la montagna bolognese ha anche un lato B più selvaggio, che offre diverse possibilità di svago sulla neve.

Attenzione però alle regole, perché nelle ore diurne l’attraversamento delle piste è interdetto ai pedoni con le ciaspole. Restano comunque nel comprensorio, lontani dalla folla, tanti itinerari percorribili e al crepuscolo, con gli impianti fermi, i ciaspolatori possono tornare in azione nel cuore della località sciistica.

Un itinerario notturno diventato un classico è quello che la cooperativa di guide Madreselva propone regolarmente nei fine settimana per raggiungere il lago Scaffaiolo. Dalla base degli impianti presso la Baita del Sole a quota 1500 si segue verso destra il tracciato estivo del sentiero 333 che, dopo qualche svolta in salita, esce dal bosco nella spettacolare Val di Gorgo, al cospetto del monte Spigolino, quindi si piega verso sinistra seguendo il tracciato del sentiero 401 e, in vista della stazione della seggiovia, si prosegue raggiungendo la strada a tornanti corrispondente al sentiero 329, che porta al rifugio Duca degli Abruzzi, sulle sponde del Lago Scaffaiolo a quota 1800.

Per chiudere l’itinerario compiendo un anello, ripercorsa in discesa la strada a tornanti si va a destra verso il rifugio Le Malghe, seguendo la linea del sentiero 329 al di fuori della pista da sci; superato il rifugio si attraversa la briglia sul torrente Dardagna, da dove una strada di raccordo conduce al punto di partenza.

L’escursione comporta circa 3 ore di cammino con un dislivello di 350 metri.

Monte Giovo

L’Appennino modenese non finisce al monte Cimone, massima elevazione dell’Appennino settentrionale con i suoi 2165 metri e il suo carosello di piste e impianti che attrae migliaia di sciatori. Per chi in montagna vuole sentire solo il fruscio del vento e il suono ovattato dei passi sulla neve, una meta invernale di grande fascino è il Lago Santo.

Lasciata l’auto al parcheggio a valle dello specchio d’acqua e calzate le racchette, si sale da quota 1500 verso il rifugio Vittoria e si imbocca sulla sinistra il tracciato corrispondente ai sentieri 519 e 523 in direzione del soprastante Lago Baccio, dove si giunge comodamente in 30-40 minuti camminando fra faggi e abeti. L’amenità del luogo, in ogni stagione, invita alla sosta per scattare qualche foto.

Proseguendo in salita verso la linea del crinale, sempre seguendo la linea del sentiero 523, si esce dal bosco e si giunge a un piccolo altopiano da cui, dopo il tramonto, si gode di una vista privilegiata sulla volta celeste.

"La zona è molto buia e l’inquinamento luminoso è scarso per la lontananza dai centri abitati – spiega la guida ambientale escursionistica Matteo Barbieri, che propone questo itinerario con partenza al tramonto –. Questo permette di vedere le stelle con una chiarezza che è difficile trovare altrove nelle nostre zone”.

Rientrando verso il rifugio Vittoria, chi non è ancora abbastanza affamato per una sosta può proseguire lungo un comodo sentiero che costeggia la sponda inferiore del Lago Santo. La passeggiata comporta un impegno di circa 3 ore con un dislivello positivo di 200 metri.

La conca è circondata da una corona di cime che formano la più spettacolare cresta di questo settore appenninico e le pareti dei monti Giovo e Rondinaio sono incise da una serie di canali su cui si cimentano gli alpinisti emiliani nei mesi più freddi dell’inverno.