Covid discoteche Emilia Romagna, Indino (Silb- Fipe): "Aspettiamo una data per riaprire"

L'accusa: "In Germania ripartono i club dal 4 settembre, in Francia sono già aperti, mentre da noi arrivano solo nuove insufficienti mancette"

Gianni Indino

Gianni Indino

Rimini, 1 settembre 2021 - E’ un duro j’accuse quello di Gianni Indino, presidente del Silb-Fipe dell’Emilia Romagna, sulla prolungata chiusura delle discoteche causa Covid. “Facile fare i benpensanti sulle spalle degli altri gettando la croce su quegli imprenditori delle discoteche, circa il 15% nella nostra regione, che hanno permesso di ballare in pista – spiega Indino -. La loro colpa è quella di avere provato a sopravvivere all’ingiusta chiusura del settore ballo, perpetrata da ormai due anni ad opera di un governo sordo ad ogni appello, che ha riaperto tutte le attività d’Italia, ma che ha lasciato le nostre imprese in balia del nulla”.

Discoteche chiuse ma feste private e rave abusivi continuano

Ingiusto “puntare il dito su tutta la categoria: in molti hanno tenuto chiuso, altri hanno già cambiato mestiere, altri ancora invece hanno reagito così. Una gestione sbagliata di questa crisi per quanto riguarda il nostro settore, lo ha lasciato allo sbando e ha di fatto legalizzato l’abusivismo, innescando una reazione a catena che ha portato alcuni imprenditori già provati dalla crisi prolungata ad emulare ciò che stava già accadendo fuori dai loro locali”.

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In Emilia Romagna, come altrove, “si è ballato tutta l’estate in luoghi inadatti, pericolosi per la salute e l’incolumità sul piano sanitario, dell’impiantistica e chissà cos’altro. Come pretendere allora che le discoteche si ergano a paladine del divieto di ballo quando tutto attorno a loro è un proliferare di ballo abusivo? Chi non rispetta le regole va sanzionato e così si è fatto con i locali che hanno riaperto le danze. Alcuni gestori hanno scelto di fare come gli altri, cercando così di difendersi da una concorrenza sleale e illegale, ma sbagliando, perché non sta al privato porre rimedio a lacune o ingiustizie delle norme”.

Ancora più “frustrante – prosegue Indino - è aver chiesto invano di riaprire con tutte le regole e i protocolli possibili, con investimenti per la sicurezza sanitaria, con capienze ridotte, con test rapidi prima dell’ingresso, con entrata per possessori di Green Pass... Niente è servito”.

Le discoteche “sono state prese come capro espiatorio fin dalle prime battute di questa pandemia, ora sono le vittime di doppiopesismo che aggiunge ingiustizia all’ingiustizia. Chissà se qualcuno si degnerà mai di porvi rimedio. Noi aspettiamo ancora una data per aprire in piena sicurezza, come sarebbe possibile fare. Come fanno in Francia già da settimane, come faranno in Germania dal 4 settembre, come si fa già in Inghilterra e in altre parti d’Europa”.

E’ “di queste ore la firma del ministro Giorgetti sul decreto che porterà un po’ di ossigeno a varie categorie, tra cui le discoteche. Si tratta del frutto di un’azione continuativa del Sib, di sensibilizzazione delle istituzioni sulla gravissima crisi del settore, ma ancora una volta la misura adottata, parametrata con un tetto massimo di 25.000 euro ad azienda (ma a questa cifra arriveranno in pochissime, le altre si dovranno accontentare di meno), non è lontanamente sufficiente per le esigenze di imprese chiuse da ormai due anni.- Questi non sono indennizzi, ma di nuovo mancette valide per pulirsi la coscienza”.