Covid in Emilia Romagna: il bollettino di oggi, 11 ottobre 2021. Dati e contagi

Si contano 191 nuovi positivi e sei decessi. Intanto uno studio conferma l'importanza dell'uso di mascherina, distanziamento e ricambio d`aria nei luoghi chiusi

Covid, il bollettino dell'11 ottobre 2021 in Emilia Romagna

Covid, il bollettino dell'11 ottobre 2021 in Emilia Romagna

Bologna, 11 ottobre 2021 - Ecco i nuovi dati del bollettino Covid in Emilia Romagna, a  pochi giorni dall'entrata in vigore dell'obbligo di Green pass sui luoghi di lavoro191 nuovi positivi (in calo rispetto a ieri) in Regione e purtroppo altri sei decessi (due in più di ieri): due in provincia di Parma (una donna di 80 anni e un uomo di 95); uno in provincia di Ferrara (un uomo di 44 anni); due in provincia di Ravenna (entrambi uomini, rispettivamente di 81 e 83 anni), e uno a Forlì (un uomo di 84 anni).. La percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti da ieri è del 2%, un valore non indicativo dell’andamento generale visto il ridotto numero di tamponi effettuati la domenica. 

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Covid, il bollettino dell'11 ottobre 2021 in Emilia Romagna
Covid, il bollettino dell'11 ottobre 2021 in Emilia Romagna

Tutto sommato la pandemia da Coronavirus continua ad avere un andamento stabile (qui il bollettino di ieri). Intanto nelle scuole si accorciano i tempi delle quarantene e chi è vaccinato torna in aula prima (qui tutte le novità tra i banchi), mentre uno studio per la prima volta condotto in Italia conferma che con mascherina, distanziamento e ricambio d`aria, nei luoghi pubblici al chiuso il rischio di trasmissione in aria del Sars-Cov-2 è risultato inferiore al minimo rilevabile. E il virologo Andrea Crisanti avanza un dubbio: "I conti non tornano: in Italia ci sono troppo pochi contagi rispetto alle morti accertate".

Intanto non si fermano le polemiche dopo le manifestazioni no vax e i violenti scontri a Roma, Cattolica e Gabicce. che hanno portato all'arresto di 12 persone (ecco chi sono).

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Il bollettino di oggi in Emilia Romagna

Dunque l’aggiornamento di oggi conta 191 nuovi positivi, altri 134 i guariti, 6 morti. Quanto alle vaccinazioni, sono 6 milioni e 599 mila dosi somministrate e 9.710 i tamponi eseguiti. Il 97,5 % dei casi attivi è in isolamento a casa, senza sintomi o con sintomi lievi. L’età media dei nuovi positivi è di 38,6 anni.

Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 426.620 casi di positività, 191 in più rispetto a ieri, su un totale di 9.710 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore

I casi provincia per provincia

Ecco la classifica dei contagi: Bologna: 39 nuovi casi Ravenna 32 Parma 30 Modena 24 Ferrara 23 Reggio Emilia 17 Rimini 10 Piacenza 8 Circondario Imolese 6 Cesena 2 Forlì nessun nuovo caso registrato.

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Pubblicheremo qui i dati delle ultime 24 ore in Italia non appena saranno resi noti

Guariti e malati

Per quanto riguarda le persone complessivamente guarite, sono 134 in più rispetto a ieri e raggiungono quota 398.063. I casi attivi, cioè i malati effettivi, oggi sono 15.043 (+51). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 14.675 (+42), il 97,5% del totale dei casi attivi. Nelle ultime 24 ore sono stati effettuati 4.736 tamponi molecolari, per un totale di 5.942.404. A questi si aggiungono anche 4.974 tamponi rapidi.

In totale, dall’inizio dell’epidemia, i decessi in regione sono stati 13.514.

Ricoveri e terapie intensive

I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 46 (+2 rispetto a ieri), 322 quelli negli altri reparti Covid (+7).  Sul territorio, i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono così distribuiti: 4 a Piacenza (numero invariato rispetto a ieri); 2 a Parma (invariato); 1 a Reggio Emilia (invariato); 3 a Modena (+2); 18 a Bologna (+1); 3 a Imola (invariato); 3 a Ferrara (-1); 3 a Ravenna (invariato); 3 a Forlì (invariato); 3 a Cesena (invariato), 3 a Rimini (invariato).

La campagna vaccinale

Alle ore 15 sono state somministrate complessivamente 6.598.877 dosi; sul totale sono 3.360.305 le persone che hanno completato il ciclo vaccinale.  

Contagi: i dubbi di Crisanti

Nel generale ottimismo sull'andamento della pandemia arriva il dubbio di Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell'università di Padova. Come mai ci sono così pochi casi di infezione e ancora così tante morti? Dice l'esperto: "Oggi in Italia abbiamo 30-40 decessi al giorno e abbiamo un numero ridicolo di infezioni. Evidentemente c'è una discrepanza ingiustificabile, perché in tutti gli altri Paesi d'Europa e del mondo c'è un rapporto di uno a mille rispetto ai numeri dei casi e dei decessi, quindi dovremmo avere anche noi un numero molto più grande di contagi. La gente pensa: 'Abbiamo 1.000 casi, è finito tutto'. Invece non è finito tutto. Quello che conta è chi fa i tamponi: se noi nel computo mettiamo tutta la gente che si fa il tampone perché deve andare a lavorare, per lasciapassare sociale, è chiaro che le incidenze sono bassissime".

Invece, "se i tamponi vengono usati ad esempio per la sorveglianza nelle classi, il risultato è completamente diverso". I numeri dei contagi nel nostro Paese, dunque, per Crisanti sono diversi da quelli contabilizzati formalmente, e spiega il perché: "In genere bisogna prendere il numero di decessi, dividerlo per 2 e moltiplicarlo per 1.000. Quindi, avendo tra i 30 e 40 decessi, avremmo tra i 15mila e i 20mila contagiati in Italia". 

Covid, il contagio nei luoghi chiusi

La rapida diffusione del Covid-19 nell`autunno 2020 durante la seconda ondata della pandemia ha portato all`introduzione di specifiche misure restrittive a carattere regionale basate sulla classificazione del rischio con una scala di colori. Per una definizione più precisa possibile del rischio, è estremamente importante rispondere agli interrogativi sul ruolo della trasmissione in aria (detta airborne) in specifici ambienti di comunità al chiuso, come supermercati, ristoranti, mezzi pubblici.  "Il ruolo della trasmissione airborne dipende da diverse variabili tra cui la concentrazione delle particelle virali, che è stata studiata principalmente in ambienti ospedalieri o destinati alla cura dei pazienti Covid-19", spiega Daniele Contini dell`Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isac) di Lecce: "Tuttavia, i dati riguardanti gli ambienti di comunità pubblici al chiuso sono ancora scarsi; per questo, e per la complessità dell'argomento, abbiamo condotto uno studio specifico in diverse città italiane". 

Covid, Crisanti: "Contagi troppo bassi, i conti in Italia non tornano"

La ricerca, che si è svolta tra novembre e dicembre del 2020, durante la massima diffusione della seconda ondata di pandemia in Italia, ha analizzato la concentrazione delle particelle virali nell`aria in diversi ambienti di comunità operativi anche durante le restrizioni: la stazione ferroviaria di Mestre e due supermercati nell`area metropolitana di Venezia; la mensa Cnr dell`area della ricerca di Bologna; un centro commerciale, una farmacia, ed un salone di parrucchiere a Lecce. I dati raccolti hanno quindi interessato aree del Paese con diffusione del virus e condizioni atmosferiche significativamente diverse. 

"La presenza del virus nei campioni di aerosol è stata verificata raccogliendo particolato atmosferico, PM10 e polveri totali sospese, e determinando la presenza del materiale genetico (RNA) del Sars-CoV-2 con tecniche avanzate di laboratorio" prosegue Contini. "Tutti i campioni raccolti sono risultati negativi e non sono state osservate differenze relative a orari di apertura, presenza di persone e chiusura degli ambienti. Questo significa che il virus è assente o in concentrazione inferiore alla rilevabilità e conferma come, con le limitazioni osservate (distanziamento fisico, contingentamento degli ingressi ed uso delle mascherine), la probabilità di contagio airborne appare molto bassa".  

I risultati rafforzano l`importanza di osservare negli ambienti chiusi le norme su mascherine, distanziamento e controlli, incrementando quanto possibile, la ventilazione. Un rischio maggiore potrebbe infatti verificarsi in ambienti indoor ventilati più scarsamente, dove le goccioline respiratorie possono rimanere in sospensione per tempi più lunghi e depositarsi sulle superfici, incrementando la possibilità di contaminazione per contatto indiretto (mediato dalle superfici) rispetto al contatto diretto tra gli individui. Lo studio sui contagi in luoghi chiusi è stato realizzato dagli Istituti di Scienze dell'atmosfera e del clima e di Scienze polari del Cnr, Università Ca' Foscari Venezia e Istituto Zooprofilattico sperimentale della Puglia e della Basilicata e i risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Environmental Science and Pollution Research.  

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