Alluvione Emilia Romagna, due morti: indagano le procure. Ora si temono frane

Visita del governatore Bonaccini nei territori colpiti dalla calamità. Splende il sole: lo stato d’allerta passa da rosso ad arancione

Bologna, 5 maggio 2023 – Due anziani morti, altrettanti fascicoli d’inchiesta aperti dalle procure di Bologna e Ravenna, un migliaio gli sfollati. Il giorno dopo l’alluvione, mentre nel cielo terso splende beffardo un sole quasi estivo e si consumano le inevitabili polemiche sulla prevenzione e sulla gestione dell’emergenza, nei territori colpiti è ora di contare i danni e pensare alla ripartenza. Mettere in salvo le abitazioni, i raccolti, gli animali negli allevamenti, le fabbriche o anche solo i ricordi di una vita sommersi dal fango e dai detriti. Se qualcuno ha sbagliato saranno le inchieste delle due procure a stabilirlo.

Aggiornamento: Alluvione in Emilia Romagna: le notizie del 5 maggio

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Due fascicoli aperti dopo la morte di Enrico Rivola, pensionato 78enne di Fontanelice (Bologna), intrappolato nel crollo della casa dove abitava sbriciolatasi per una frana. Una bara di mattoni. E di Remo Bianconcini, l’80enne travolto mercoledì mattina dalle acque del fiume Senio a Castel Bolognese (Ravenna) mentre pedalava su una strada che, secondo i primi riscontri, era stata chiusa in via precauzionale proprio a causa del rischio inondazione.

Per Rivola, che lascia una sorella, i monti che non aveva mai voluto abbandonare in vita sono diventati la sua tomba: viveva in affitto in via Casolana, nel complesso di tre caseggiati di un’azienda agricola tra Fontanelice e Casola Valsenio, ma la frana ha spazzato via solo la sua abitazione schivando la stalla con le mucche. Nella provincia accanto, invece, Bianconcini ha trovato la morte su un argine che si è aperto sotto i suoi piedi all’improvviso e in paese nessuno sa con certezza perché fosse là, in via Biancanigo. Secondo alcuni per andare a monitorare l’orto che si trova da quelle parti, per altri per inseguire il suo cane.

Il bel tempo di ieri ha portato al passaggio dello stato di allerta da rosso ad arancione. Ma il passaggio di colore resta solo un tono sulla tavolozza, la paura adesso corre veloce sui crinali di un Appennino meraviglioso quanto fragile: con i monti intrisi d’acqua come spugne il rischio è ora quello delle frane e micro-frane e sono tantissime le strade chiuse per smottamenti o invase da detriti sia nel Bolognese che ne Ravennate. A ieri continuavano le rotture del Lamone (zona Bagnacavallo, nel Ravennate), non ancora risolte. Il livello d’acqua nelle campagne era alto, lambiva anche il centro cittadino. Quasi risolta, invece, la rottura dell’argine sinistro del Sillaro; rilevate piccole criticità sul Quaderna e sul Senio, dove sono state fatte alcune evacuazioni. Il governatore Stefano Bonaccini, la sua vice Irene Priolo e la direttrice dell’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la protezione civile, Rita Nicolini hanno incontrato in mattinata i sindaci dei territori coinvolti, in due distinti summit, prima a Faenza (Ravenna), poi a Imola (Bologna). Ieri mattina era stato riattivato il tratto ferroviario fra Lavezzola e Mezzano sulla linea Ferrara-Ravenna, mentre treni fermi ancora fra Russi e Lugo, sulla linea Castelbolognese-Ravenna in attesa del ripristino dell’infrastruttura, danneggiata dalle esondazioni. Fra Castelbolognese e Ravenna, infine il coollegamento è stato garantito tramite autobus sostitutivi.