FILIPPO DONATI
Cronaca

Alluvione, ecco il piano de Pascale: “Tre casse di espansione per salvare la Romagna”

“Via nel 2026 ai cantieri per proteggere i comuni attraversati dal Lamone”. Ci sarà una zona allagabile: quali sono le aree rischio esproprio. Ieri la protesta

Il governatore Michele de Pascale ha ricevuto ieri 20mila firme di protesta dei comitati faentini. Le firme sono state portate in Regione con una carriola

Il governatore Michele de Pascale ha ricevuto ieri 20mila firme di protesta dei comitati faentini. Le firme sono state portate in Regione con una carriola

Bologna, 17 maggio 2025 – Ettari, metri cubi, tempi di deflusso. Agli alluvionati arrivati nella sede della Regione per consegnare, caricate su una carriola, le 29mila firme con cui chiedono interventi urgenti per la messa in sicurezza della Romagna, il presidente Michele de Pascale ha voluto rispondere nella maniera più pragmatica possibile, srotolando davanti ai rappresentanti dei comitati una colossale mappa nella quale indicare, intervento per intervento, quello che è stato progettato nelle Torri Kenzō Tange: un sistema di tre casse d’espansione e un’area allagabile a protezione di Faenza, Ravenna, Russi e Bagnacavallo, i comuni attraversati dal fiume Lamone. Ed è solo l’inizio.

Presidente de Pascale, questo ‘modello Lamone’ sarà esportabile a Bologna e nelle altre parti della Romagna?

“Ovunque ce ne sia bisogno, penso innanzitutto alla val di Zena e al resto del Bacino del Reno. Domani saremo invece a Cesena a parlate del fiume Savio”.

Saranno a prova di bomba? Reggeranno insomma l’urto di un’alluvione fuori scala come quella del 16 maggio 2023?

“L’obiettivo è precisamente quello. Se serviranno altre opere a dircelo sarà lo studio dell’autorità di bacino. Questi primi interventi sappiamo già quanto siano necessari, dunque non c’è motivo di aspettare”.

Immaginiamo allora di essere dinanzi a un’allerta rossa: come reagiranno i fiumi?

“Le casse d’espansione si riempiranno dei volumi in arrivo dai corsi d’acqua: delle chiuse restituiranno poi quelle quantità ai fiumi una volta terminata l’emergenza. Le aree allagabili verranno alimentate dagli argini, più bassi nei punti in corrispondenza: le acque saranno smaltite tramite la rete consortile”.

La redazione dell’apparato legislativo che renderà possibili tutto ciò a che punto è?

“A luglio il consiglio regionale approverà la norma che rende possibile la tracimazione controllata nelle aree allagabili. Da parte del commissario ci aspettiamo una semplificazione delle attuali norme”.

Gli alluvionati hanno chiesto di poter immaginare un futuro più sicuro in mesi e non in anni: è realistico?

“Ho già spiegato loro che la Regione è disponibile ad agire da ‘banca’ per anticipare il finanziamento degli interventi. L’obiettivo è dedicare il 2025 alla redazione dei piani e poi partire l’anno prossimo con i cantieri. I tempi di realizzazione dipenderanno dalle singole progettazioni”.

Quanti espropri ci saranno?

“Prevediamo due interventi a monte di Faenza, uno di 80 ettari sul Lamone uno di 30 sul Marzeno. Almeno 50 ettari alla confluenza dei due fiumi con un nuovo argine a protezione dell’orto Bertoni e un’area di tracimazione controllata subito dopo la città. Sono principalmente aree agricole, quindi da poche unità fino a numeri superiori qualora gli interventi si spingano più vicini alle fasce urbanizzate”.

Teme lo sbocciare di comitati ‘No-Cassa’?

“C’è ovviamente un tema di acquisizione delle aree. Laddove serviranno degli espropri i proprietari potranno opporsi, ma confidiamo tutti capiscano. Ma con il nuovo decreto è possibile varare ordinanze speciali del commissario per ‘blindare’ la realizzazione delle opere”.