
La percezione del rischio delle calamità naturali in Emilia Romagna (dati dalla ricerca di Credem e Università Cattolica)
Bologna, 14 maggio 2025 – In Emilia Romagna, la consapevolezza e la percezione del rischio legato alle calamità naturali appaiono particolarmente elevate rispetto al resto del Paese. Un significativo 69% degli intervistati nella regione dichiara di aver vissuto direttamente l'esperienza di un evento catastrofico, superando di ben 11 punti percentuali la media nazionale. Nonostante questa elevata esposizione, solo il 46% dei residenti emiliano-romagnoli si sente preparato ad affrontare tali emergenze, un dato che suggerisce un divario tra l'esperienza vissuta e la percezione delle proprie capacità di gestione.
È quanto testimoniato dalla nuova ricerca svolta dall’Osservatorio Opinion Leader 4 Future, il progetto nato dalla collaborazione tra Credem e Almed (Alta Scuola in media, comunicazione e spettacolo dell’Università Cattolica del Sacro Cuore) con l’obiettivo di contribuire al miglioramento della cultura informativa accrescendo il grado di conoscenza delle persone sui temi rilevanti della vita.
Le calamità naturali più temute in Emilia Romagna
Tra le calamità più temute in Emilia Romagna spiccano i terremoti, citati dal 66% della popolazione regionale (un aumento del 10% rispetto alla media nazionale), e le alluvioni, che preoccupano il 56% dei residenti (+5% rispetto al dato nazionale). Questa marcata preoccupazione riflette la storia del territorio, spesso colpito da eventi sismici e fenomeni di dissesto idrogeologico.
La percezione del rischio idrogeologico è altrettanto alta in Emilia Romagna, con il 63% degli intervistati che lo considera una minaccia concreta (contro il 59% della media nazionale). Tra le cause principali di questo rischio, i cittadini emiliano-romagnoli indicano in maniera preponderante la mancata o cattiva manutenzione dei corsi d'acqua, una motivazione citata dal 65% degli intervistati nella regione, superando di 7 punti percentuali la media nazionale del 58%. Questi dati evidenziano una forte consapevolezza dei fattori che contribuiscono alla vulnerabilità del territorio emiliano-romagnolo di fronte agli eventi naturali.
Il dato nazionale
Più di un italiano su due teme i terremoti (56%) e le alluvioni (52%). E il 58% ammette di sentirsi impreparato per simili emergenze, nonostante il 42% degli intervistati affermi di essere stato già stato colpito da eventi catastrofici in passato. Ha contribuito alla ricerca anche il Master di Almed “Crisis & disaster management: le funzioni organizzative in protezione civile, sicurezza e difesa civile”, dedicato alla formazione in ambito di sicurezza, protezione civile e difesa civile.
La ricerca di Credem e Università Cattolica
Il sondaggio, portato avanti nel marzo 2025 dai ricercatori dell’Università Cattolica in collaborazione con il panel provider Bilendi, rivela come detto una forte preoccupazione tra la popolazione, soprattutto per terremoti, alluvioni e piogge torrenziali, calamità citate rispettivamente dal 56%, 52% e 38% del campione intervistato (500 soggetti rappresentativi della popolazione italiana maggiorenne). Survey quantitativa via web su panel proprietario Bilendi: 500 soggetti rappresentativi della popolazione italiana maggiorenne.
Differenze geografiche
I dati differiscono in maniera significativa nelle diverse aree geografiche. Nel Nord Est si registra un maggiore timore per terremoti (64% contro 56% del totale nazionale) e alluvioni (55% contro 51% del totale nazionale). Al Nord Ovest invece la paura per i terremoti è molto meno evidente (44% contro 56% del totale nazionale), mentre le piogge torrenziali destano maggior preoccupazione rispetto al resto d’Italia (46% contro 38% del totale nazionale) e le trombe d’aria (42% contro 33% del totale nazionale).Al Centro Italia la paura per terremoti e alluvioni è elevata (circa il 60% cobtro 56% e 52% del totale nazionale), ma sale anche la percezione del rischio rispetto alle eruzioni vulcaniche(15% contro 8% del totale nazionale). Per quanto riguarda il Sud si registrano i seguenti dati sopra la media nazionale: il 60% della popolazione è preoccupata dai terremoti (rispetto al 56% del totale nazionale), il 27% dai maremoti (rispetto al 14% del totale nazionale) e il 13% dalle eruzioni vulcaniche (rispetto all’8% del totale nazionale).
Focus rischi idrogeologici
Riguardo ai rischi idrogeologici, la deforestazione (61%, con un picco del 71% al Sud), la scarsa manutenzione dei corsi d'acqua (58%, con un picco del 64% al Nord Est) e la cementificazione (44%) sono le cause principali identificate dagli intervistati. Al Sud, l'abusivismo edilizio è un tema di grande preoccupazione, citato dal 51% dei residenti nelle regioni meridionali). Le proposte per contrastare tali rischi includono la manutenzione de icorsi d'acqua (72%), la riforestazione (49%) e il controllo dello sviluppo urbano (42%).
I commenti
"Per Credem la responsabilità sociale d'impresa non ha mai rappresentato l’esecuzione di un mero adempimento, ma un obiettivo primario che guida le nostre azioni - afferma Luigi Ianesi, responsabile relazioni esterne di Credem -. Iniziative come l'Osservatorio Opinion Leader 4 Future rappresentano un impegno concreto per realizzare un impatto positivo nella società, accrescendo la cultura informativa delle persone su temi cruciali come la prevenzione dei rischi naturali. Siamo convinti che persone consapevoli e informate possano contribuire attivamente per generare una società più attenta e capace di prendere decisioni appropriate per proteggersi dalle calamità naturali, migliorando la qualità della vita e la sicurezza di ogni cittadino”. Secondo Barbara Lucini, ricercatrice Its time e coordinatrice didattica del master in Crisis & Disaster management, “i rischi naturali rappresentano sempre più una minaccia reale e concreta alla sicurezza delle persone, degli ambienti e delle infrastrutture essenziali. Comprendere le vulnerabilità tipiche degli aspetti di criticità – conclude – è fondamentale. Per farlo al meglio è necessario focalizzarsi sulla definizione di buone pratiche della comunicazione dei rischi e sull’alta formazione professionale”.