MARCO PRINCIPINI
Cronaca

Curcio e il post alluvione: “Emilia Romagna all’avanguardia, ora gli enti collaborino”

Il commissario alla Commissione d’inchiesta sul rischio idrogeologico. “Per ridurlo occorre che tutti i soggetti con ruoli nella filiera cooperino”

Il Commissario Straordinario per la Ricostruzione post-alluvione, Fabrizio Curcio, fa il punto sul rischio idrogeologico

Il Commissario Straordinario per la Ricostruzione post-alluvione, Fabrizio Curcio, fa il punto sul rischio idrogeologico

Roma, 22 maggio 2025 – L’approccio al dissesto idrogeologico è cambiato. E il decreto legge 65 del 7 maggio funge come da spartiacque. Non si parla più di “ripristino in quanto tale, ma il ripristino è inserito in un percorso di riduzione del rischio”. Investire, ricostruire sì, ma con una pianificazione e progettazione che mira a mettere in sicurezza il territorio. L’accento su questo cambio di paradigma lo ha messo Fabrizio Curcio, commissario straordinario alla ricostruzione nei territori colpiti dall’alluvione in Emilia Romagna, Toscana e Marche, in Commissione parlamentare d’inchiesta sul rischio idrogeologico e sismico italiano. Un’audizione nella quale il caso Emilia-Romagna è stato evocato più volte, mettendo però anche in luce che la regione “dal punto di vista del sistema di protezione civile è sempre stata una di quelle Regioni all’avanguardia”.

Curcio ha tirato le fila dell’ultimo rapporto Ispra disponibile sul dissesto, datato ormai 2021: il 94% dei comuni italiani sono a rischio di frane, alluvione ed erosione costiera e “abbiamo circa 6,8 milioni di abitanti che sono a rischio di alluvioni”. Il nostro, dunque, è un “Paese estremamente fragile”. Sul fronte frane “ci sono delle regioni che si trovano in situazioni più complesse rispetto alle altre”, ha detto. L’Emilia Romagna spicca in tutti i gradi di gravità dei movimenti franosi, ma raggiunge il 100% dei comuni coinvolti, insieme con la Toscana e le Marche, nei casi di “pericolosità idraulica media, quindi con tempi di ritorno minore dei 200 anni”.

Una fragilità certificata anche dai volumi degli stati d’emergenza richiesti: “Dal 2013 al gennaio del 2025 noi abbiamo avuto 173 dichiarazioni di stato di emergenza”, con stanziamenti per 4 miliardi di euro. “Se andiamo a focalizzarci sull’Emilia Romagna, la Toscana e le Marche – ha incalzato Curcio – abbiamo 26 dichiarazioni di stato di emergenza per l’Emilia Romagna con circa 1,2 miliardi di euro stanziati nelle prime emergenze, la Toscana con 18 dichiarazioni di stato di emergenza per circa un miliardo e le Marche con 9 dichiarazioni di stato di emergenza per circa 680 milioni di euro”.

In occasione dell’alluvione 2023, Curcio ha affermato che in Emilia-Romagna “non ho trovato situazioni particolari, se non la complicazione di lavorare su un territorio molto vasto per un mese intero”. Con il nuovo decreto, ora, la strada è tracciata ma, ha ricordato Curcio “quando si parla di riduzione del rischio idraulico e idrogeologico bisogna che tutti gli enti che hanno una responsabilità nella filiera collaborino. Perché se non c’è questa collaborazione corri il rischio di finanziare cose che poi non hanno una visione strategica”.