In Emilia Romagna l'80% delle persone Lgbtqi+ ha subito discriminazioni

È quanto emerge da una ricerca condotta su un campione di 1053, di età compresa tra i 13 e i 72 anni, promossa dalla Regione in collaborazione con l’Università di Padova

I numeri della discriminazione sulle persone Lgbtqi+ in Emilia Romagna

I numeri della discriminazione sulle persone Lgbtqi+ in Emilia Romagna

Bologna, 9 maggio 2023 – In Emilia Romagna solo il 20% delle persone Lgbtqi+ non hanno mai subito discriminazioni. E solo una su 5 può dirsi al riparo da qualsiasi tipo di vittimizzazione. È questo il dato che emerge da una ricerca promossa da Regione Emilia-Romagna sulle discriminazioni e sulle violenze determinate dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere, realizzata in collaborazione con l’Università di Padova. A partecipare all’indagine, curata dai professori Luca Trappolin e Paolo Gusmeroli del dipartimento di filosofia, sociologia, pedagogia e psicologia applicata dell’ateneo veneto, è stato un campione di 1053 persone di età compresa tra i 13 e i 72 anni, con un alto livello di istruzione. Il 53,9% residenti nei comuni capoluogo – di cui il 35% a Bologna - e il 45,7% in provincia. Oltre a loro hanno partecipato allo studio – grazie ad una survey da luglio a ottobre 2022 - anche 40 associazioni.

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Insulti e derisioni per oltre il 75% degli intervistati

“Solo il 20% degli intervistati ha dichiarato di non aver mai incontrato ne violenza ne discriminazione - hanno sottolineato i ricercatori - .Questo significa che 4 persone su 5 l’hanno incontrata in modo pesante. Ad esempio, più del 75% delle persone intervistate hanno detto di aver subito insulti e derisioni, più del 50% minacce e il 60% outing, cioè la rivelazione del proprio orientamento sessuale o identità di genere in maniera indesiderata”. Per ogni violenza commessa in rete, almeno due sono gli episodi avvenuti nel mondo reale.

Aggressioni fisiche e sessuali

Dati importanti a cui si aggiungono le aggressioni fisiche, subite da una persona su 5, e sessuali, che riguardano “circa l’11% delle persone intervistate”, spiegano i ricercatori.

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Discriminazioni sul lavoro: 20%

Complicato anche il rapporto con il mondo del lavoro: il 20% ha dichiarato di aver subito discriminazioni al lavoro e il 24,8% ha rinunciato a proporsi per un lavoro temendo ripercussioni.

Va meglio per quanto riguarda l’accesso ai servizi sanitari, anche se anche in questo caso una persona su 5 si è detta discriminata.

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Pochi denunciano: il 5%

Ancora troppo poche sono le persone che raccontano quanto subito: una persona su due non ne parla a nessuno mentre tra chi decide di raccontare, l’80% lo fa con familiari e amici. “Le denunce alle forze dell’ordine sono state solo il 5% dell’intero campione e il 10% di chi decide di parlare”, sottolineano i ricercatori. I fattori sono molteplici: “denunciare significa esporsi”, chiariscono i ricercatori precisando che “c’è anche la paura della vittimizzazione secondaria, cioè il timore che le istituzioni ritengano la persona che denuncia corresponsabile degli episodi subiti”. "Conoscere e approfondire i problemi - spiega l'assessora regionale alle Pari opportunità, Barbara Lori -, è il primo passo per mettere in campo politiche efficaci contro le discriminazioni determinate dall'orientamento sessuale, come previsto dalla legge regionale numero 15 del 2019”. I dati sono stati trasmessi all’Osservatorio regionale, attivo dal 2021, che metterà a punto le azioni per cercare di limitare le discriminazioni.