Lupi in Emilia Romagna: quanti sono, cosa mangiano, dove si spostano. Video

La task force che studia con le fototrappole questi predatori che si spostano tra le province di Ferrara e Ravenna. “Così facciamo il loro identikit”

Argenta (Ferrara), 27 aprile 2023 – La Land Rover sobbalza lungo il percorso, una striscia poco più grande di un sentiero fatta di asfalto sbrecciato, buche e terra che scorre nel cuore del Mezzano. Siamo a pochi chilometri da Ostellato, nella distesa piatta di terra verde per il grano che arriva a lambire Comacchio. Ci sono filari d’alberi e rovi, canneti, qualche boschetto.

Qui, una sorta di crocevia, vive uno dei tre branchi di lupi individuati nella nostra provincia. Gli altri sono a Campotto (Argenta) e nella zona delle pinete al confine con la provincia di Ravenna.

Un lupo e Mattia Lanzoni con Stefano Grignolio, ricercatori dell’università di Ferrara
Un lupo e Mattia Lanzoni con Stefano Grignolio, ricercatori dell’università di Ferrara

Qui una task force (video) formata da esperti del Parco del Delta, ricercatori dell’università, Wwf, carabinieri Forestali, Regione e Provincia si muove sulle tracce del lupo. Con fototrappole, attraverso l’esame delle impronte sul terreno e degli escrementi, delle carcasse che lasciano dopo essersi nutriti si cerca di capire quanti sono, di cosa si cibano, come si muovono. Un identikit.

A bordo della jeep, ieri mattina sotto il sole che cercava di farsi largo dopo una giornata di grandine e pioggia, Mattia Lanzoni e Stefano Grignolio, ricercatori dell’università di Ferrara. "Sì, un lupo l’ho avvistato – dice Lanzoni – era ad un centinaio di metri da me. Una frazione di secondo ed è scomparso". Secondo le ultime rilevazioni i lupi nella nostra provincia sono otto, numero piuttosto variabile. I cuccioli infatti dopo un certo periodo si staccano dalla famiglia originaria, vanno a colonizzare un’altra area. I primi – dopo un lungo periodo nel quale ormai si riteneva che nella nostra pianura si fosse estinto – pare siano arrivati dall’Appennino. Era il 2019 quando venne avvistato un branco a Campotto, li vide un cacciatore e li filmò. Quel video diventò virale, tra stupore e paure ancestrali da tempo sopite.

Lanzoni e Grignolio fermano il veicolo, scendono. Davanti a loro una radura, a sinistra un boschetto, in fondo la macchia azzurra di un trattore. "Qui la fototrappola – raccontano – ha ripreso più volte i lupi, la cucciolata era proprio in questo boschetto. E’ un crocevia, un punto d’osservazione privilegiato. Ci sono percorsi che gli animali seguono, diventano vie preferenziali, luoghi d’incontro, si potrebbero definire rendez-vous. Qui sono nati alcuni cuccioli, che abbiamo filmato grazie all’occhio delle fototrappole".

Hanno un doppio sensore, scattano per il movimento ed anche per il calore. Proprio per evitare che pure una foglia che cade azioni il meccanismo. Adesso la task force sta studiando l’alimentazione degli animali. "Di che si nutrono? Dai primi esami per oltre il 70% di nutrie, è il loro alimento base. Poi possono catturare qualche lepre, caprioli che qui sono stati avvistati. Proprio la presenza di cibo è determinante nello spostamento di questo carnivoro, nel suo insediamento e nella sua diffusione. Senza nutrimento, in questo caso senza le nutrie, non ci sarebbe il branco di lupi".

Lo studio di questo predatore che anima favole popolari e ormai da tempo si è preso anche le prime pagine dei giornali coinvolge il Parco del Delta, guidato dal direttore Massimiliano Costa, i biologhi d el parco Anna Gavioli e Stefano Zannini, il Wwf, i carabinieri Forestali con il colonnello Giovanni Nobili. “E’ una specie che riesce ad adattarsi, che sfrutta le risorse – dicono Mattia Lanzoni e Stefano Grignolio , le parole che traballano del dondolio della jeep –. Noi studiamo questo animale ma non possiamo certo negare che in alcune situazioni possa mettere nel suo menù anche il bestiame. Ci sono le risorse per dare una risposta agli allevatori, la Regione è in grado di stanziare fondi per recinti anti-lupo, per avere i cani che difendono le pecore. In Italia ci sono tecnici che si occupano proprio di questo, di come intervenire per ridurre i danni. Uomo e lupo possono convivere, ma non dobbiamo dimenticare che si tratta di un predatore".